IL PROBLEMA BIOLOGICO NEL PENSIERO ODIERNO della vita. Il che si rispecchiava già nella definizione di Spencer (1862): « La vita è una definita combinazione di molteplici variazioni contemporanee e successive, continuo adattamento delle relazioni interne ed esterne». L'essere vivo ha, in altri termini, una sua interiorità - fattori interni di determinazione dei suoi eventi - e una sua personalità, che il Roux concreta nel termine di autoergia. Nella più estrema semplicità dei mezzi, comuni - come abbiamo visto - uno per uno al mondo anorganico, il risultato trascende in un ordine completamente nuovo il piano di partenza; componenti comuni e, per cosl dire, in un certo qual modo banali ci dànno una combinazione che è la più complessa e la meno probabile delle combinazioni possibili, come quella che appare dominata da un principio ordinativo che le leggi del caso nòn bastan a spiegare. Più di qualunque altra serie di fenomeni e di manifestazioni del cosmo, anzi in un modo suo proprio assolutamente inconfondibile, l'essere vivo ci si presenta come uno di quelli che Lecomte de Nouy chiama « inizi assoluti »: comparsa di proprietà nuove non contenute nelle proprietà dei suoi componenti. Voler ricondurre il finalismo conservativo su cui tutta la vita è imperniata, a una realizzazione estremamente complessa del principio di Le Chatelier - come si vorrebbe da alcuni - alla tendenza cioè propria di ogni sistema a ripristinare l'equilibrio di partenza contro ogni causa di perturbazione, è del tutto ingiustificato, poichè non si tratta qui di una semplice differenza quantitativa di complessità, ma di una profonda differenza qualitativa, dato che, mentre il principio di Le Chatelier ripristina equilibri preesistenti, l'autoregolazione crea forme nuove, funzioni nuove, equilibri nuovi nel modo più vario e imprevedibile<◄ >. (1) Queste considerazioni \'algono in genere per tutte le m:mifcst:izioni biologiche. Uno dc:i più semplici esempi ne è l'ano riflesso il cui carattere difensivo e conscr\'ati\'O è sempre netta• mente evidente. Anche nelle sue espressioni più semplici l'ano riflesso presume una serie di rapporti e di coordinazioni, che stabiliscono una nctt:t sproporzione tra la c:iusa determin:inte e il risultato espresso dalla reazione. ~13 ciò che maggiormente sconcerta e turba è la plasticitl con la quale ~ può modificarsi. Classica, è al riguardo, l"espcrienza di Pfliiger con il suo preparato dj rana spinale, che abolisce ogni influenza dei centri cerebrali: quando la zamp:i, sottoposta ad uno stimolo che diremo dolorifico, non passa, perchè legata, compiere il normale movimento riflesso con cui tenta di sottrarsi all'azione dello stimolo stesso, il movimento è compiuto con eguale intento dalla zampa del bto opposto: ma non si tratta di una semplice diffusione dcll'ccc.itamcmo, poichè evidcntcm~nte in questo caso il giuoc.o mmcolarc impegnato con il nuovo arto, deve ('Ssere del tutto divcrSv. E ove anche la seconda zampa sia bloccata, 1'eccitamcnto si porta all'altro paio, quindi a un piano del midollo spinale nuo\·o. e qui alla Zlmp:1 dello steS$0 lato, ovvero - bloccata anche questa - alla zampa del bto opposto. Queste compiono dunque ciascuna adeguati movimenti, differenti evidentemente l'uno dall'altro, :mche se tutti rivolti al medesimo fine cli allontanare lo sì:molo noi.:ivo (di cui l':rnimale non ha alcuna coscienza) dall'arto clirettamcnte eccitato. Esempi di qucno ,l;enere si potrebbero moltiplicare: è un meccanismo netumente autorcgolatorc, del qu:1lc potremo forse un giorno conoscere quelli che sono in gr1n parte tuttor:i anch"cssi ignoti, cioè i fondamenti anato-
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