ETTORE REMOTI! netta affermazione antimeccanicista. Che cos'è una macchina, se non un sistema più o meno complesso di parti coordinate fra loro, operante ciascuna nel quadro rigido delle leggi della materia, ma inquadrate tutte ·in una ferrea disciplina che è emanazione di un'unità superiore ? Non in funzione delle leggi fisicochimiche, a cui pur nelle sue singole parti essa obbedisce, esiste la macchina; ma in funzione di un'entità che è al di sopra di essa, in funzione del pensiero ideatore cioè, di cui è l'espressione concreta e di cui realizza un fine, che appartiene a tutt'altro ordine di quello dei fenomeni che nella macchina si svolgono. Quando, poi, rintracciando ad es. una singolare rispondenza tra esigenze meccaniche e struttura biologica - sia questa la membrana cellulosica di una fibra vegetale o le trabecole ossee di un'estremità epifìsaria o le fibre del connettivo lasso sottocutaneo - pensiamo alle forze in giuoco come fattori di orientamento e di costruzione, troppo spesso dimentichiamo che, tra l'azione della forza e il finale effetto costruttivo, una lunga concatenata serie di eventi si interpone, la cui complessità implica, a sua volta, una coordinazione ben diversa dal semplice rapporto di proporzionalità che nel fenomeno fisico e chimico lega l'effetto alla causa che lo determina. Ciò quando - com'è frequentissimo - queste strutture così mirabilmente rispondenti alle esigenze meccaniche, non si siano venute organizzando prima di qualsiasi attività funzionale, fuori di ogni stimolo esterno formativo, nel quieto decorso dello sviluppo embrionale. Argomento che, solo esteriormente modificato, ritorna a proposito di tanti e singolari mimetismi, come quelli ben noti per molte specie di insetti, localizzati su tessuti che, al completo sviluppo, risultano formati da parti morte e come tali incapaci di rispondere a qualsiasi stimolo ambientale. Nè basta: chè da tali esempi di profonda coordinazione costruttiva, realizzati nel piano statico, occorre passare-a quelli dinamici, in virtù dei quali, momento per momento, entro limiti più o meno ampi, secondo il grado di plasticità offerto dalla specie, l'organismo modula il ritmo delle sue attività sulle esigenze, che per esso vengon creandosi nel giuoco mutevole delle condizioni di ambiente. È una sorta di meccanismo smorzatore che, mentre è sensibilissimo all'oscillazione dei fattori esterni e ad e~si in un certo senso si adegua, in questo stesso momento libera, per così dtre, l'organismo dalla loro schiavitù, lo sottrae al loro capriccioso oscillare, signoreggiandoli e utilizzandoli ai fini del pieno esplicarsi dalla vita, nella tutela del piano costante di organizzazione e di attività. È questa capacità di autoregolazione - e non singolarmente alcuna delle molteplici funzioni, che pur sono proprie degli esseri vivi - la caratteristica nella quale il Roux, fondatore della meccanica dello sviluppo (che voleva essere baluardo alle esigenze del vitalismo), vede l'elemento essenziale
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