Quaderni di Roma - anno I - n. 4 - luglio 1947

ETTORE REMOTI! Dinanzi a t~li risultati, può forse sembtare non ingiustificata la nostra orgogliosa speranza di riuscire ad addentrarci sempre più nel profondo mistero dell'essere vivo. .. .... ~ Ma, giunti a questo punto, riappare la vecchia domanda: potremo, su questa via, penetrarne veramente l'essenza ? quanto ancora ci nasconde l'intimo giuoco dei fatti biologici è davvero soltanto un insieme di fenomeni fisici e chimici di estrema complessità e di estrema finezza e delicatezza, legati alla labile ricchezza dei sistemi colloidali ionicoproteici della trama protoplasmatica; ma le cui leggi, se in parte a noi tuttora ignote, son però sostanzialmente dello stesso ordine di quelle che già conosciamo o che veniamo, giorno per giorno, faticosamente e virtuosisticamente conquistando ? In altri termini, è veramente la vita una mera forma di attività della materia, senza che alcuna sostanziale differenza la separi dal mondo dei non viventi, dove solo una complicazione e una delicatezza di gran lunga maggiori rende il problema quantitativamente più difficile, senza alterarlo qualitativamente ? Dobbiamo subito porre il nostro spirito in guardia da una tentazione, che è sullo sfondo di tutto il nostro pensiero scientifico e filosofico dal Rinascimento sino ad oggi: la paura di affermare le nostre difficoltà e la nostra impotenza, la paura dell'ignoramus. Momento senza dubbio grandioso, nella storia del pensiero umano, quello in cui l'uomo ha cessato di sentirsi, di fronte al cosmo - nel quale pure si svolge la sua vita - come un estraneo, indifferente al suo profondo richiamo di ordine e di bellezza, e solo atterrito dall'oscuro mistero delle sue forze o preoccupato di attingervi quanto potesse servire alle ineluttabili esigenze della sua esistenza quotidiana; per sentirsi finalmente attratto verso di esso da un interesse nuovo, da un bisogno di conoscenza pura, in una,più chiara coscienza di sè e delle proprie possibilità di investigare e di dominare questa natura, che fino a quel momento l'aveva soltanto dominato. Ma il pericolo latente di questo movimento si è venuto poi- dispiegando, in crescente chiarezza, nei secoli successivi, rag- . giungendo, alla fine del secolo scorso, la sua maggiore espressione: il pericolo di un forse ingenuo, certo assurdo ottimismo, nella onnipotenza ciella indagine scientifica, e lo sforzo quindi di negare, lungo il nostro (ammina di ricerca, ogni elemento di mistero che sembri, per una sua intima natura, sottrarsi alle nostre possibilità interpretative, e ci costringa a quella affermazione di difficoltà conoscitiva, che siamo troppo portati a intendere come una umiliante confessione d'impotenza, quando forse

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