EZIO VANONI Ma le obiezioni più serie ad un piano di economia socializzata si muovono su un terreno diverso e più elevato di quello delle esigenze tecniche e sociali della produzione. Per rendersi conto di ciò occorre ricordare come taluni sostt"nitori dell'economia socializzata ritengono che per poter formulare un piano razionale di produzione è necessario che sia conosciuta in modo sicuro la domanda di beni alla cui produzione si devono applicare le forze produttive disponibili e che nell'esecuzione del piano deve essere concesso il potere di disporre in modo assoluto di tutti i fattori della produzione, quindi anche del l;ivoro, per avviarli all'impiego ritenuto migliore. Di conseguenza i comunisti più rigorosi sono portati a concludere cht: un piano razionale esclude sia la libertà di consumo che la libertà dell'uomo di ricercarsi l'occupazione più desiderata. L'uomo deve consumare necessariamente la quantità e la qualità di beni che la società decide per lui di produrre e di mettere a sua disposizione nel tempo considerato, salvo la limitata possibilità di baratti in natura col vicino: l'uomo deve df.dicarsi al lavoro che la società sceglie per lui, interpretando da un punto di vista superiore lè esigenze della produzione e le attitudini individuali. È chiaro che questa è una posizione estrema, propria di una corrente politica e non necessariamente connessa alla concezione del piano di economia socializzata quale può essere assunta da altre correnti politiche più sollecite dell'autonomia dell'individuo e pronte a sacrificare talune esigenze logiche del piano di produzione ai valori umani più elevati. Ma la semplice possibilità che pcsizioni del genere sorgano e si affermino ammonisce che nella economia socializzata è immanente un pericolo per la libertà dell'individuo: giacchè il totale controllo della produzione da parte dell'organizzazione collettiva può facilmente portare al totale controllo dell'uomo da parte di quella organizzazione. Il pericolo è tanto più attuale quando si consideri che nelle più importanti formulazioni politiche di schemi di una economia socializzata la preparazione e l'esecuzione del piano di produzione è attribuita allo stesso ente che detiene iI potere politico. Nello Stato si assommano così tutti i poteri di azione pratica, nessuna forza esiste più al di fuori dello Stato che valga a salvaguardare la personalità del singolo, quando lo Stato istituzionalmente (come nella concezione comunista ed in genere nelle concezioni totalitarie) o per corruzione di istituti (come può sempre darsi anche in una società socialista) invade la sfera della naturale libertà della persona umana. È vero che in una società profondamente cristiana, nella quale i singoli e gli investiti della pubblica autorità agiscano secondo i principi della vita sociale cristiana, cioè della morale, della giustizia e della carità, il pericolo di abusi deve essere escluso: ed infatti forme di economia collettivistica sono pen-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==