Quaderni di Roma - anno I - n. 4 - luglio 1947

LE PASSEGGIATE SOLITARIE 331 propria indole è così essenziale per il Rousseau, ch'egli non esita a dichiarare: « Come in tutto il resto, il mio temperamento ha molto influito sulle mie massime, o piuttosto sulle mie abitudini; infatti, non ho mai agito secondo regole, o non ho ~·ai seguito altre regole in ogni cosa che gli impulsi della mia indole» (4' Prom.). Gl'impulsi della propria indole: ecco la sola cosa impartante: ma un'indole e un impulso che non tollerano massime, non subiscono obbligazioni, non accettano regole. Impulsi per definizione buoni in quanto l'indole è nata buona (però, altrove, Rousseau ha detto che siamo entrati in lizza con la nascita e non ne usciremo se non con la morte ...); ma impulsi non suscettivi di articolarsi in un sistema generale e superindividuale. Una più cauta visione della propria libertà, indurrebbe certo alla preoccupazione dell'incanalamento e dell'artiooh1zione degli impulsi a fine collettivo: è il cosciente desiderio di Faust, liberatosi dal dionisiaco disfrenamento degli istinti dell'io egoistico. Se Rousseau avesse meglio appreso dal Cattolicesimo il senso dell'ecclesia, dell'rmiversitas fidelium, non avrebbe disdegnato le regole atte a controllare e frenare e convogliare utilmente gl'impulsi del temperamento. Si è che in codesti primitivi impulsi, il Rousseau ravvisa senza meno la voce giusta della natura giusta: ed è qui ad attenderlo e a prenderlo in parola Stirner, il filosofo dell'anarchismo, essenzialmente deliberato a dar credito e libero corso alle forze naturali insite nell'uomo. Ma un cattolico, e diciamo pure un Petrarca, sa che con la faccenda della natura è sempre prudente andar piano; sa che la natura, riscattata sì ma non immune dal male, ha bisogno di essere continuamente sorvegliata, ed eventualmente raffrenata da norme soprannaturali. Guai a fidarsi incontrollatamente di tutto ciò che esiste ed opera nell'ampio e misterioso grembo della natura: nella quale possono aver giuoco forze diverse che, se rispondono a un superiore equilibrio generale, possono, separatamente asservite, risolversi in nocumento. Un dotto cinquecentista, il Tolosano, osservava che non tutto ciò ch'esiste in natura, per il solo fatto che ci stia, è buono; nella natura ci sono animali e vegetali velenosi: serviranno forse a qualche cosa, ma a noi tocca schivarli e liberarcene. Ritorno alla natura, richiamo della foresta o dell'eden primigenio. E in questo Rousseau non sarebbe originale: fin da Orazio si sapeva che « tutto il coro dei poeti ama i boschi e fugge le città». « Rimanti in questi boschi », conclude il Petrarca, stanco delle vanità cittadine. E che forse lo stimolo all'Arcadia non viene da questo, dal disdegno dei consorzi

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