Quaderni di Roma - anno I - n. 4 - luglio 1947

IL PROBLEMA RELIGIOSO DI DOSTOJEVSKIJ in camiciola, coi piedini scalzi» giungerà all'ultima formulazione che lo porta al suicidio: « Se Dio c'è tutta la volontà è in lui e dalla sua libertà io non posso liberarmi. Se- non c'è, tutta la volontà è mia e ho l'obbligo di affermare l'arbitrio ... Io voglio affermare l'arbitrio». Egli è arrivato a questa estrema contraddizione: « Dio è necessario e perciò deve esserci... Ma io so che Egli non c'è. e non può esserci... Possibile che tu non capisca che un uomo con due idee simili non può rimanere fra i vivi ?... >>. Son forse due i motivi del suo suicidio o forse sono uno solo; ma questo è lo stesso uomo che è affascinato dal mistero dell'esistenza di ogni cosa; di una foglia, di un ragno: « Io rivolgo le mie preghiere a tutto - dice - .. Vedete un ragno si arrampica sul muro, io lo guardo e gli sono riconoscente perchè si arrampica». Ancora quel bimbo, nel quale per Dostojevskij si compendia il valore dell'esistenza, ci aiuta a comprendere Kirìllov, quel bimbo che si trova, come il ragno che si arrampica, nella stanza fredda senza colore del solitario e dell'isolato, quel bimbo che Stavròghin trova « tolto dalla culla » che « tendeva le manine, batteva le palme e rideva forte». « Egli doveva aver pianto poco prima» ma ora «gridava: "pa, pa ! ". E « Kirillov si stese bocconi sul pavimento e si allungò, cercando di raggiungere con la mano la "pa" sotto l'armadio». Questo è ancora Kirillov: lo stess_oche si uccide per proclamare l'« Uomo-Dio», perchè le sue parole non siano soltanto parole. Tutti questi uomini di Dostojevskij sentono qualche cosa di vero e <li semplice: come Kirillov, cosl l'uomo del sottosuolo, l'uomo strano, il personaggio della «Mite», Ivàn Karamàzov, Dmhrij, nello stesso tempo in cui si svolgono secondo una propria logica. Questo sentire ve,ro e semplice che si manifesta improvvisamente è il punto intorno al quale girano: cercano ciò che già hanno e non sanno capire e trovare. Ciò è ancora in parte la dialettica della « Ragazza mite» e del « Sottosuolo » nella sua antiteticità ultima: « Evviva il sottosuolo ! », « Abbasso il sottosuolo ! »; è ancora quella particolare situazione psicologica che Dostojevskij chiarisce in una lettera al fratello: « Per te e per i tuot - dice - sarei di~posto a dare la vita, eppure talvolta, quando il mio wore è maggiormente colmo di bontà, non riusciresti a cavare da me una sola parola gentile». Ma uò è ancora una tragedia che pare non trovi spiegazione nella logica umana. Si prenda l'eroe del sottosuolo e si confronti con Sciàtov: per quanto si sforzi di accostarvisi con disperata volontà Sciàtov non raggiunge la frde esplicita che cerca .e la morte sembra cancelli la sua tragedia. « Credete in Dio o no ? » gli domanda Stavròghin.

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