Quaderni di Roma - anno I - n. 4 - luglio 1947

IL PROBLEMA RELIGIOSO DI DOSTOJEVSKIJ gioconde canzoni ? ». Perchè il male, perchè il dolore ? lvàn non accetta questo mondo anche se nell'armonia eterna « le sofferenze saranno sanate e cancellate ... ; tutta l'umiliante_, commedia delle contraddizioni umane dileguerà come un pietoso miraggio, come la poco nobile escogitazione di un essere imbelle e meschino, come un atomo dello spirito umano euclideo». « Amare la vita più che il senso della vita ? » domanda ad Aljòscia. « Proprio così, amarla più della logica ... più della logica e allora soltanto afferrerai anche il senso della vita» risponde Aljòscia. Per questo predica padre Zòsima: « Fratelli non temete il peccato dell'uomo, amate l'uomo anche nel suo peccato ». Perchè, come pone in luce il Berdjajev, il problema del male e del dolore è lo stesso problema della libertà; vale a dire: in tanto c'è male e dolore in quanto c'è libertà, e soltanto così essi àcquistano una loro funzione positiva nel mondo, sono anzi la via che può condurre al bene._ « Dostojevskij - scrive il Berdjajev - era convinto che senza la libertà del peccato e del male, senza l'esperienza della libertà, l'armonia universale non può essere accettata ». E certamente tale aspetto del problema umano Dostojevskij accentua, sviluppa e approfondisce nelle sue opere: la sofferenza umana non può essere ignorata, nè si può negare negando il mondo, come con diversi atteggiamenti fanno ad esempio Ivàn Karamàzov e l'uomo del sottosuolo e l'uomo strano e il personaggio de « La ragazza mite». « L'uomo - sono parole di Dostojevskij - non ha il diritto di sottrarsi e di ignorare quello che accade sulla terra ». Quando Stavròghin domanda a Kirfllov: « Che v'importa qui di tuttociò che avete fatto là e degli sputi che quelli di lassù vi lanceranno addosso per un migliaio d'anni » posto che sulla luna in una precedente vita si siano commesse ogni sorta di ridicole villanie, Kidllov risponde: « Io non sono mai stato sulla luna ». « La vita è una cosa grande di una profondità inesplorata », scrive altrove Dostojevskij: essa deve essere accettata nella sua tragicità e nella sua libertà, quella libertà senza la quale l'uomo cessa di essere tale, anche se si priva in tal modo del suo peso più grande. Leggiamo nella parabola del grande Inquisitore: ,, Invece' di impadronirti della libertà degli uomini, Tu l'hai ancora accresciuta ! Avevi forse dimenticato che la tranquillità e perfino la morte è all'uomo più cara della libera scelta fra il bene e il male ? Nulla è per l'uomo più seducente che la libertà della sua coscienza, ma nulla è anche più tormentoso. Ed ecco che, in luogo di saldi principi, per acquietare la coscienza umana una volta per sempre, Tu hai scelto tutto quello che vi è di più inconsueto, enigmatico e impreciso, hai scelto quello che supe-

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