GIORGIO CURTI GIALDINO Ma a che servono la vostra vita, il vostro stato, la vostra fede ? Ricorda la stessa ribellione di lvàn Karamàzov alla quale anche Aljòscia non sa sottrarsi completamente: « Comprendo bene come dovrà scuotersi l'universo quando tutti in cielo e sotterra si fonderanno in un inno solo: "Tu hai ragione, Signore, giacchè le Tue vie ci sono rivelate ! ". Quando la madre abbraccerà il carnefice che fece straziare il figlio suo dai cani, e ~tutt'e tre proclameranno fra le lagrime: "Tu hai ragione, Signore!", allora certo sarà l'apoteosi della conoscenza e tutto si spiegherà. Ma ecco proprio qui il busillis, è proprio questo che io non posso accettare. E mentre sono sulla terra mi affretto a prendere le mie disposizioni. Vedi Aljòscia ...potrà realmente accadere che anch'io esclami con gli altri, vedendo la madre abbracciare il carnefice del suo bimbo: "Hai ragione, Signore!", ma io questo non lo voglio esclamare ... e perciò rifiuto assolutamente la ·suprema armonia. Essa non vale una lagrima anche sola di quella bambina martoriata che si batteva il petto col piccolo pugno e pregava il "buon Dio " nel suo fetido stambugio versando le sue lagrime invendicate». Proprio qui nasce il « tutto è lecito» di Ivàn, dalla coscienza cioè di nna infinita sofferenza umana e dalla impossibilità nostra di adoperarci per alleviarla. Di qui anche un motivo dell'atteggiamento dell'uomo del sottosuolo, di Kirillov, come pure dei personaggi de « La ragazza mite» e de « Il sogno di uomo strano ». « Dissi loro che ... da noi quella gioiosa gloria era invocata con una nostalgia che talvolta diventava tristezza sconfinata: che nella mia inimicizia per gli uomini, per gli uomini del mio astro, c'era anche molta disperazione. Oh supplizio ! Volerli odiare e non poter fare a meno di amarli». Così l'uomo strano. Mi sembra chiaro che proprio nella sua dubbiosità costante, a Dosto- , jevskij si faccia luce attraverso quel¼:-jessure che gli rivelano un senso aperto della vita, si manifesti insieme una stanchezza delle complicazioni, del tormento dell'uomo· mediato (dell'uomo che pensa attraverso i libri) che non liesce a inserirsi nella vita viva perchè non ha trovato il Valore. C'è un bisogno di semplicità che lo porta al mito, al « Sogno di uomo strano», al sogno di un'età dell'oro, alla fuga dal male e dal dolore: ma mentre vorrebbe, come scrive nel 1839 al fratello « che nell'atmosfera dell'anima il cielo si sposi alla terra», d'altra parte non ignora nè il problema del male nè quello del dolore e la coscienza e la vita gli si rivelano nella loro· complessità. Perchè il male, perchè il dolore ? « Perchè stan H delle madri senza tetto, - dice il sogno di Mìtja - perchè è povera quella gente, perchè è povero il citto, perchè questa nuda steppa ? perchè non si abbracciano e non si baciano, perchè non cantano
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