Quaderni di Roma - anno I - n. 4 - luglio 1947

IL PROBLEMA RELIGIOSO DI DOSTOJEVSKIJ romanzi, « I fratelli Karamàzov » -~ « Delitto e castigo », dove ·nel. primo l'insufficiente realizzazione artistica di padre Zòsima e di Aljòscia denuncia la mancanza in Dostojevskij di una spiritualità capace di dar loro una vita complessa come a un Dmitrij o a un lvàn ;"mentre nel secondo è lo svanire nel nulla di una problematicità, seguita e sviluppata all'esasperazione fino al costituirsi di Raskòlnikov. Superata l'amoralità e lo stato d'indifferenza religiosa degli « uomini positivi » i personaggi di Dostojevskij son come sferzati e tramiti quasi in un delirio, si dibattono tanto più violentemente - di yui b rottura di ogni limite - quanto più forte sentono in loro l'esperienza tragica del bene e del male. Appartengono tutti per così dire ad una stessa famiglia, in essi la stessa dialettica delle passioni, lo stesso tormento, anche se in taluni non dichiarato, gli stessi dubbi, sofferenze, intcrrogarjvi: anche Aljòscia è fratello di lvàn e di Dmitrij, anche Aljòscia è figlio di Fjòdor. E tutti sentono, come l'uomo del sottosuolo, l'importanza grave della vita, il peso della colpa e la responsabilità tremenda del loro agire. In essi, in Stavròghin e in Raskòlnikov, nell'uomo del sottosuolo e in Aljòscia, in Dmitrij, negli stessi fanciulli c'è un incubo, uno stato di attesa, la coscienza di infinite possibilità di una natura che può essere sperimentata in ogni suo più orribile aspetto di bassezza, l'avvertimento cosciente ed incosciente dell'abisso che si apre sotto i loro piedi, il senso pauroso del vuoto. Potrebbero tutti dire con Kicrkegaard che la loro angoscia è la vertigine della libertà nelle sue' possibilità infinite, dove la libertà cade per un misterioso « salto qualitativo ». E non c'è forse una stretta affinità, nonostante le differenze che passano tra la religiosità di Dostojevskij e il dialettismo di Kierkegaard, ·una stretta affinità tra il demoniaco di Kierkegaard e quello di Dostojevskij, tra il «Nerone» deila disperazione, l'« Esteta>> e il « Don Giovanni», e tanti dei personaggi di Dostojevskij, Stavròghin ad esempio ? Voglio citare di inciso un passo del « Concetto dell'angoscia», come indicazione: « Il demoniaco - scrive Kierkegaard - è stato considerato come oggetto di cura medica. Oh, certamente, esso si cura con polverine e pillole e non manca neanche il clistere ! farmacista e medico si mettono insieme, il paziente' è allontanato affinchè gli altri non s'impressionino». E non c'è indubbiamente affinità nella psicologia del pensatore russo e del pensatore danese ? Potrei citare sempre dallo stesso scritto questa analisi: « Se si volesse mettere insieme un individuo attivamente orgoglioso e uno passivamente orgoglioso, si avrebbe l'occasione, nel momento in cui _cadesse il primo, di convincersi come era orgoglioso, in fondo, quello vile» (trad. di Meta Corssen). Per tornare alle «Memorie», c'è bene in esse la coscienza dell'errore

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