NOTE DI CRONACA uni,ersalc: e potremmo citare aspetti veramente e profondamente cristiani del la- \·oro missionario protestante. Un'altra ragione del «fallimento" delle missioni tro va la Sig.a Buck nel fotto che « noi occidentali abbiamo sempre vissuto ai margini dei popoli, ai quali si andava per portare il Vangelo, mostrandoci dei professionisti del Cristianesimo, al sol<lo di un organismo straniero» (/. c., p. 380). La Buck parla direttamente del campo protestante e forse caricando le tinte e gene ralizzando troppo; non si può negare che da una simile critica non sono esenti anche certe correnti o gruppi di missioni cattoliche. t ben vero che una delle forze più vivo ed operanti della Chiesa cattolica - come ricordava il papa Pio Xli nella Allocuzione per il Concistoro del febbraio 19416- è la sua sopranazionalità; di essa nel campo delle misfioni hanno dato magnifico esempio fin dai primi tempi i missionari gesuiti, lo spagnuolo s. Francesco Saverio in India cd in Giapp one, in India ancora l'italiano Roberto De Nobili, in Cina l'italiano Matteo Ricci ed il tedesco Adamo Schall, e, benchi: im•iati dalla potenza colonizzatrice, i portoghesi Da Nobrega e Vieira nel Brasile, nel Canadà quei gesuiti francesi noti oggi co me « i martiri canadesi ». Tuttc.'"ia c'è stato e c'è ancora il rovescio della medaglia , sicchè molte volte il servire insieme « il buon Dio» e gli interessi della propria nazione ha isterilito tanto lavoro apostolico o ne ha reso meno profon<li, vasti e duratur i i frutti; non certo da Roma, ma dalle Potenze colonizzatrici ebbero protezione ed impulso questi sciagurati compromessi, che dal patronato spagnolo e portoghese alla « non esportazione » dcli 'anticlericalismo della Francia laica non sono cessati a ncor oggi. Uno degli effetti deleteri di questo nazionalismo pro tezionista - effetto di cui forse non siamo ancora in grado di misurare la va stit:\ - può essere la reazione nazionalista degli indigeni, fedeli e clero non esclu si . . . . \"encndo ora a compiere quella rapida rassegna geog rafica che ci eravamo proposta (nei limiti delle missioni cattoliche, anche pe r mancanza di sufficiente materiale di informazione del c2mpo protestante) e ris ervandoci di ritornare più ampiamente su correnti in via di sviluppo, ovvero su fatti più rilevanti, incominciamo con l'India. h-i il \'asto travagiio palitico, sociale, economico, morale di una massa di quasi 400 milioni di esseri umani (compresa Birmania e Ceylon) non può non a\"ere un riAesso, in genere preoccupante, sull a esigua ma salda minoranz~ cristiana. Correnti del movimento nazionalista indù muovono oggi una campagna per far apparire il cristianesimo come legato alla P otenza straniera governante e quindi estraneo all'India: ogni paese, dicono, abbia la sua religione, gli indiani le religioni indiane, gli occidentali il cristianesimo. Si sono posti ostacoli alle scuole cristiane e specificatamente contro il cauolicismo si è scatenata una vera persecu• zione nel Travancore, la terra percorsa dal Saverio d ove un terzo della popolazione è cristiano. 1 cattolici hanno richiamato le dichiarazioni fatte nel 1939 da Pandit Jawaharlal Nehru. il quale, alludendo ai cosidetti « cristiani di s. Tommaso» a /fermava che il cristianesimo non è una religione estranea all'India, anzi è una delle più antiche, specie nel sud, clo\"e finrì per secoli « senza nessun aiuto politico». Di fronte a correnti di profondo pessimismo per l'av venire del cristianesimo in India. il Vesco,·o di Bangalore (che è indigeno), pur essendosi mostrato disposto, qualora le circostanze lo richiedessero, a stringere con i protestanti un fronte unico di resistenza, in una recente intcn·ista a Roma si è dichiarato piuttosto ottimista in pro~
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