Quaderni di Roma - anno I - n. 3 - maggio 1947

t NOTE DI CRONACA dei mission:1ri stessi), m::1sarà invece facilitato da 2ltri fattori. primo la caduta di · barriere geografiche., politiche, religiose anteriormente esistenti:· chi anebbe detto, per esempio, pochi anni fa che la guerra avrebbe attraversato le paurose foreste de11aNuova Guinea, anche dove mai, o quasi mai, uomo bianco :i.veva posto il J:::iede? ~ Ma accanto a questi sistemi di evangelizzazione, propri dell'età moderna, dal Saverio in poi, rinasce la possibilità e la necessità delle forme missionarie della Chiesa antica, per cui una intiera Nazione pagana si pone davanti a} problema di Cristo: allora erano i popoli dell'Impero Romano, greci, macedoni, Cartagine e l'Africa, le Gallie, la Penisola Iberica: oggi sono il Giappone, la Cina ... si pensi al Giappone, fino a ieri quasi chiuso allo straniero ed oggi occupato, con tutti i contatti che ne conseguono, da una Potenza in sostanza cristiana. Il problema è sentito tanto nel campo cattolico che in quello protestante; uno sguardo breve a quest'ultimo non è privo di interesse. È noto come il protestantesimo nei p,imi due secoli si sia disinteressato quasi completamente delle missioni agli infedeli, soprattutto per la persuasione che l'opera missionaria appartenesse soltanto all'età apostolica, e non ai successori degli Apostoli (tra cui c'erano naturalmente i successori di Pietro). Lo slancio missionario protestante ha inizio nell'ultimo decennio del secolo XVIII tra le sette dissidenti e combattute dal protestantesimo ufficiale, i Battisti (Carey) e poi i Metodisti (i fratelli Wesley). Poi c'è stato un capovolgimento d'idee su questo punto e negli ultimi 150 anni l'attività missionaria protestante è stata veramente portentosa ed ha avuto un notevole influsso tra gli intellettuali dei Paesi piè, civili, quali il Giappone e la Cina (si pensi al caso piè, noto, il Generalissimo Tchang-Kai-Schek). Questo zelo missionario è stato ispirato via via da motivi diversi : dapprima (per la persuasione della corruzione totale della natura umana) dalla pietà per i pagani, massa di peccatori sull'orlo dell'inferno; poi, con l'infiltrarsi del razionalismo, ed insieme del sentimentalismo alla Schleiermacher e del romanticismo letterario, dal desiderio di portare la gioia della fraternità cristiana; con l'accentuarsi, da ultimo, del razionalismo che passiamo dire modernista, è invalso un umanitarismo che spinge al soccorso degli altri popoli nel campo sanitario, igienico, scolastico (si pensi, per esempio, alla filantropia dell'YMCA). Ora sembra che la profondità• gi..._una evoluzione siffatta abbia portato ad un travaglio o ad una crisi preoccupanti: lo testimonia un libretto - di cui rende conto P. Tragella in Studium (dicembre 1946, n. 379) - della nota scrittrice Pearl S. !Tuck. Figlia di uno zelantissimo missionario protestante, missionaria anch ·essa, benchè completamente incredula, pone a se stessa ed ai suoi colleghi un problema di coscienza: sono giustificate le nostre missioni agli infedeli (« foreign missions ») ? In America - essa dice - molti dubitano che valga la pena di aiutare le missioni, coll'invio di uomini e denaro, per uno scrupolo di sincerità: a che portare ai cinesi una religione in cui non crediamo più, e che, comunque, non pratichiamo noi stessi ' E allora essa si pone una ulteriore domanda: vi è ancora qualcosa nel Cristianesimo che meriti di essere portato a nazioni amiche e rispettabili o a popola;;ioni giovani e selvagge ? Che rappresentano per noi gli antichi dogmi su cui posava l'universalismo cristiano: peccato originale, morte redentrice di Cristo, sua divinità, chiesa, inferno . .. ? « Parole» esclama la Buck, parole che s,·aniscono come neve al sole. E chi si sentirebbe di dar la vita per delle semplici parole ? (/. c., p. 380). Bisogna però affrettarsi a soggiungere che, se vi è qui il segno di una gr:\\'iS• sima crisi che travaglia il n1ondo protestante, d'altra parte essa è lungi d3ll'essere

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