Quaderni di Roma - anno I - n. 3 - maggio 1947

FRANCO SHiONE sanale intèrpretazìonc· sintetica dì tutto ìl pensiero medievale; da un altro lato ci sarà possibile avere la vjsìone analitica dei momenti più importanti dì questo pensiero quale si venne realizzando nei suoi più insigni rappresentanti. \ · Bisogna tuttavia aggiungere che una così vasta attività di distinzione ~e di precisazione nel puro campo filosofico non avviene senza che lo storico tenµ-~ la sua mente ben fissa a quella unità del mondo della cultura da lui più volte affermata. Questa sua fondamentale preoccupazione gli fa sovente osservare quanto gli sia penoso dovere compiere, per necessità di chiarificazione, dei tagli nella realtà storica che possono indurre i malcauti ad errate interpretazioni. Per questo motivo egli ,1Cc-1glie tutte le cccasioni che gli si offrono per partecipare con la sua preparazione tecnica alla soluzione dei numerosi problemi culturali che si incontrano nei secoli del Medio Evo. Così ha dimostrato come un terna reso celebre ,hlla poesia del Villon è dì ongine biblica e largamente diffuso non solo nei testi letterari ma più ancora in quelli teologici nei quali durante i secoli ·xrr e XIII si trova quasi come un luogo comune ogni qualvolta sì accenn:i alla morte e,;>_ In egual m0do di fronte alla interpretazione più corrente di un Rabelais razionalista - il Voltaire del sec· XVI - egli non oppone teoria a teoria, ma ben scelti testi con i quali dimostra come la filosofia scolastica fosse un importante elemento costitutivo della cultura del monaco francescano. Le sue facezie non devono essere interpretate oltre ìl significato normale che esse avevano per un lettore del suo tempo C 6•>. Attratto dalla opera monumentale di Dante (si ricordi la sua generosa osservazione: « les cathédrales de picrrc sont françaises, mais Ics cathédrales d'idées sont italicnnes ») volendo precisare quale sia la vera originalità del suo pensiero si domanda come ì-1~eta abbia concepito la filosofia e quale uso ne abbia fatto. Contro la tesi dì coloro che, come il P. Mandonnet, vorrebbero fare di Dante un perfetto rappresentante del sistema tomista, dimostra con i migliori testi che il poeta non ha seguìto in modo esclusivo una determinata corrente di pensiero nè filosofico nè teologico nè politico. La sua funzione consiste non nel promuovere lo studio della filosofia, nell'insegnare la teoìogia o nell'esercitare l'impero, ma nel riportare queste fondamentali autorità al mutuo rispetto imposto dalla loro unica figliazione divina. Se ìn Dante esiste una visione unitaria questa si trova nel sentimento che egli ebbe della giusti:;,;ia,onde la sua opcr:.i è l'espressione lirica e dialettica della fedeltà ai suoi sicuri ideali<•;>_ ( 15) E. G11.so,, De la Hih!e ù llil/011 in .4111111aire de l'Ero/e pratique des l-lantes Etudes. 19i3-24, pp. 3-4; ora in LN idées et /es lines. cit .. pp. 9-3R. ( 16) E. G11. .'><", Raheluù /m11ci.m1i11 in Le.,· id/e_, et /es lil1 res. cit.. pp. 197-2.p. ( 1 i) E. (;11 ~o,. Oa111,•et /11 philosophie, cit.. p. 27i•279.

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