FRANCO SIMONE realtà storica rimane sempre vigilante ed instancabile. Non ammette le sintesi di intieri periodi storici se prima questi non siano stati sufficiente• mente rischiarati da precedenti monografie (egli ama osservare che il É ran numero degli alberi impedisce di vedere la foresta) e la sua arguzia presenta sempre nuovi testi per controbattere le definizioni più avvenqite (<>. Mentre altri tenta interpretazioni per nulla corrispondenti alla realtà storica, il nostro autore atteggia se stesso quale un semplice disboscatore al ·lavoro in una enorme foresta. Quanto egli scrive non è che un giornale di viaggio in cui viene quotidianamente segnando quanto vede, quanto scopre ed anche quanto gli sfugge. Ancora ironizzando rgli dice che in questo viaggio sovente gli avviene di trovare proprio e sopra tutto quello che non cerca. Di qui la sua meraviglia quando nota che altri studiosi non hanno la sua scrupolosità e la sua pazienza. Mi ricordo che una volta, parlando di un noto studioso italiano, osservò che le idee da questo sostenute erano certamente originali ed interessanti. « Peccato, aggiungeva, che i testi da lui allegati a sostegno della teoria non si trovano mai quando si vanno a riscontrare nelle opere ». Così, grazie proprio al!a scrupolosità del metodo, in una recente sua opera ha Potuto <limostr,1rc che un testo del Petrarca dal De Nolhac e da noi tutti creduto importamc come testimonianza della sua coscienza della Rinascita, è da interpretarsi proprio nel senso opposto (5>. Il testo era stato isolato dal suo complesso e quindi presentato in maniera tale da far cadere tutti in un banale controsenso. Altra volta il Cohen, leggendo un famoso verso di Ronsard, ne sottolineò il significato epicureo di origini-: lucreziana. Nessuno obbiettò ma qualche anno dopo, riprendendo in esame il medesimo verso, il Gilson ebbe modo di dimostrare, testi medievali alla mano, che si trattava della ripetizione pura e semplice della dottrina aristotelica della incorrut• tibilità della materia <6>. Diabolus in. hi'fièlria ? No, semplice amore della storia che così si dichiara: « Ce n'est pas pour nous débarasser d'elle que nous étudi@ns l'histoire, mais pour sauver du néant tout le passé qui s'y noierait sans elle; c'est pour faire que ce qui sans elle ne serait meme plus du passé, renaisse à l'existence dans cet unique présent hors duquel rien n'existe » <7>. Per una simile attività allo storico è richiesta una preparazione in continuo perfezionamento. È sufficiente che una parte della sua cultura .,ia in difetto perchè ad un dato momento tutto un ampio lavoro di ricostru• h) E. G1LSos. L'esprit de la philosophie médiévale, Paris, \'rin, 194➔ , p. •H, nota 2. ,s) E. G1uo:-.·, La philosophie att i\loye11 Age. Parigi, PJyot, 1944, p. 728. (6) E. G1Lsos, Ht'loiu et Ahélard, cit., p. 167. (7) E. G1tso-.:. Héloi'u et Ab~ard, cit.. p. 180.
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