Quaderni di Roma - anno I - n. 3 - maggio 1947

« ÉTIENNE Gli.SON, ,ICCADHIICO DI FRANCIA» tico. A queste concezioni il Gilson reagisce perchè le sue pnme ricerche di storico senza pregiudizi gli offrono risultati ben differenti. Laddove gli avevano detto che vi era soltanto la morte egli scopre la ,,ita; dove pensava di trovare solo il pensiero teologico trova anche un ben definito pensiero filosofico; dove credeva di non incontrare segni di cultura nota vitale una corrente umanistica. Spinto da una curiosità storica in continuo risveglio, per reagire ad un errore di prospettiva offertogli da una cultura male informata, si propone di lavorare alla illustrazione del pensiero medievale. Si unisce così alla larga schiera di studiosi che già erano intenti a <-JUestaopera: il DcniAc, il Bacumkcr e il Grabmann in Germania; il gruppo di Lovanio guidato dal Dc Wulf; 9uello di Quaracchi diretto dal P. Ephrem Longpré: in Francia la scuola del Saulchoir con il P. Mandonnet. Al lavoro comune il nostro storico reca il contributo di un suo metodo originale. Onde riprendere e veramente rivivere la verità storica parte da un punto ben preciso. Bisogna liberarsi completamente, egli dice, dalle categorie del presente e del passato e cercare di cogliere un autore non quale fo ma quale è <•l. È necessario che un pensatore sia pn.:- sentato in tutta la sua vivente complessità di idee e di problemi e per 9uesto una sola via è 9uella giusta: la lettura attenta e scrupolosa delle sue opere. Una estrema importanza viene 9uindi riconosciuta ai testi. Lo storico deve preoccuparsi di scoprirli; di fissarli nel loro vero significato; fra essi deve scegliere il più importante, il più sicuro; quello che meglio illumina ogni idea ccl il suo progressivo sviluppo. cl lavoro di ricerca un gran posto vien fatto ali'« ingrate mais salutai re besogne cl'expliquer des textes » '''. Spiegare un testo vuol dire essenzialmente stabilire con la maggior precisione possibile quale idea il suo autore intendesse esprimere ccl evitare il pericolo cli cedere alla tentazione di indovinare quello che un autore suggerisce invece d1 comprendere 9uello che effettivamente egli dice. Ponendo come fondamentale la spiegazione dei testi, il Gilson si proclama contro ogni formula aprioristica, contro ogni definizione ante litteram. La su:t fine ironia è senza limiti quando può mettere in risalto l'errore di coloro che partono da formule fatte. Parlando di Erasmo e del suo umanesimo così difficile a definire, scrive una fittissima nota per contrapporre alcune avventate affermazioni del Randall a testi erasmiani che dicono proprio il contrario < 3 l. L~ sua lotta contro le definizioni più usuali - egli dice « popolari » - che ostacolano la comprensione della f•l r. C11,o, - Conclusione ddla lezione dd 25-2-1,,.p del cor,;o :rncora incditr> ckll';mno ,co1.Mico 11 140-.11 al Collè~c dc F·rancc. l•t 1-. G1L,o,. l~s idùs el lr., lit-res. P.trÌ\. \"rin. HJ.3.?, p. 2. ' L Gu ""'· lhloue et .lb//m·d. P.ui;,:i. \ rin. 193h. p. tcJI.

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