ISTINTO, FINALITÀ, INTELLIGENZA 249 nazioni estremamente complesse. Essi infatti si esplicano mediante azioni assai varie, complicate, perfettawente coordinate e subordinate fra loro, non aventi, spesso, nessun legame fisico le une colle altre, eppure tendenti tutte al medesimo risultato. Gli istinti dunque, sotto l'aspetto probabilistico, non hanno praticamente nessuna probabilità di formarsi e di mantenersi. Eppure, nonostante tale improbabilità, essi si sono formati e si mantengono, contro tutti gli agenti che tenderebbero a distruggerli. Si deve concludere allora che le azioni istintive non sono l'effetto del caso, ma di una intelligenza. Gli esempi riferiti all'inizio del presente articolo sono una prova dell'intenzionalità di tali fenomeni; ma, per convincerci maggior~ente, riteniamo opportuno riferirne qualche altro. Il ragno ha due sorta di fili: l'uno agglutinoso e sottile, l'altro più consistente ed elastico. Esso non li adopera indifferentemente, ma impiega il filo consistente per costruire l'impalcatura che deve sostenere il peso della ragnatela, e quello agglutinoso per formare la spirale che serve a trattenere la preda. Ma c'è una difficoltà da superare. Il ragno si posta in agguato nel centro della tela che rappresenta la sua dimora abituale. Se anche il centro fosse formato di filo agglutinoso come il resto della spirale, ci sarebbe il pericolo che il ragno rimanesse impigliato nella sua stessa tela. È necessario ovviare a tale inconveniente. Ed ecco che l'istinto spinge il ragno a costruire il centro della sua tela con un filo diverso da quello con il quale ha costruito la spirale e precisamente col medesimo filo non agglutinoso con cui ha formato l'impalcatura <5>. La sua libertà di movimento viene cosl sufficientemente assicurata. Ma le difficoltà non sono ancora finite. C'è ancora un guaio più grosso da evitare. Il ragno non può rimanere sempre fermo nel suo nascondiglio. Esso ha bisogno di passare da un punto all'altro della tela per afferrare le sue vittime. Ma, passando da un punto all'altro, è inevitabile porre le zampine sul filo agglutinoso, col pericolo gravissimo d'esserne impigliato. Come sciogliere anche questa difficoltà ? Non sembrerebbe facile. Eppure anche questa volta l'istinto ne è riuscito vincitore. Esso ha dato al ragno il segreto di neutralizzare l'azione agglutinante del suo filo. Ma sentite come. La saliva del ragno possiede un potere antiagglutinante. Il ragno sembra esserne conscio, giacchè si comporta come se conoscesse effettivamente il potere provvidenziale della sua saliva. Infatti, mediante un'operazione alquanto lunga, il ragno introduce nella sua cavità boccale l'estremità delle sue zampine, e le spalma ben bene di saliva; quindi unge con altrettanta cura l'apparato produttore del filo agglutinoso; finalmente neutralizza le parti circostanti la bocca. Dunque, (5) ~r. Tuo~us, La Biologie de l'lnstinct, op. cit., pp. +P·
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