Quaderni di Roma - anno I - n. 3 - maggio 1947

VITTOR_IO ~IARCOZZI S. J. l'esistenza di un'intelligenza ordinatrice, giacchè è soltanto dell'intelligenza conoscere uno scopo, valutare i mezzi per raggiungerlo, ed ordinare questi a quello. D'altra parte, con altrettanta chiarezza le azioni istintive si rivc!ano ) « innate, ereditarie, specifiche»<•>, e perciò indipendenti dall'intelligenza dell'animale. Di qui una grave controversia fra gli studiosi. Alcuni, fa. cendo forza soltanto sulla manifesta finalità degli istinti ed ammettendo l'intelligenza negli animali, tendono a negare gli altri attributi delle azioni istintive, cioè l'innatezza, l'ereditarietà e la specificità. Altri, invece, non vedendo che questi attributi e negando la finalità, spiegano gli istinti come dei puri meccanismi di natura chimica e fisica, privi di qualsiasi intenzionalità. · La controversia qualche tempo fa più accesa, oggi ha assunto un carattere più oggettivo ed equanime, in quanto non si tenta più, generalmente, di negare questa o quella caratteristica degli ·istinti, ma piuttosto di conciliarle fra loro, per quanto tale conciliazione possa sembrare a prima vista ardua o addirittura impossibile. Ora, è questo lo scopo del presente articolo. Ma, prima di venire a tale conciliazione, crediamo opportuno di richiamare i motivi per cui si attribuiscono agli istinti proprietà apparen-, temente contradditorie. In primo luogo, si afferma che gli istinti sono meravigliosamente finalistici e quindi creati da un'intelligenza e non già prodotti dal caso (nonintelligenza). Ma come provarlo ? Confrontando le proprietà delle operazioni casuali con la proprietà delle operazioni poste da un'intelligenza. Se gli istinti non manifestano le proprieià-delle operazioni casuali, ma bensì quelle delle operazioni poste da un 'intelligenza, si deve concludere che essi non sonq, l'effetto del caso, ma di una mente ideatrice. Gli avvenimenti che avvengono a caso (non intenzionalmente) sono retti dalle leggi probabilistiche. Queste dicono che una determinata combinazione (operazione, avvenimento, ecc.), ha tanta maggiore probabilità di riuscita, quanto più è semplice, e tanto minore probabilità, quanto più è complessa. Ora, gli istinti devono ritenersi, per lo più, come combi- (◄) I pili autorevoli psicologi convengono nd riconoscere :igli istinti queste tre proprietà.. Cfr.: P. E. \VAS'-tA!\':-:, Istinto e intelligen::.a nel regno animale, Fiorentina. 1908; P. DE L" V.\IS• s1ÈRE, E/ement," di psicologia sperimentale, P. Federico e G. Ardu:i, 1912; G. E'-tERY e A. Gtt1Gt. Compendio di Zoologia, Z:inichclli. 1920; Encirlopedia Espasa. \'ol. LX. 1928; J. LARCUl1;.R DEs B/\!\CES. l....es tenda11ces i,wù,ctives, in G. Du,1.,s. Nouveau Trait/- de Psychologie. vol. II. A!- c:rn, 1932; F. RAFF.\Eu, Istinto. in II Enciclop. Trccc:mi >>, voi. XIX; ~I. T1-10'.\f\S, L'insrinct. Tlléories, Realùé, Payot. 1935: P. E,K1Qns, li problema della vita, Zanichdli. 1937.

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