L'ASSIMILAZIONE DELLE CREATURE A DIO dar loro, come se si trattasse di due esseri, di due mondi essenzialmente esteriori l'uno all'altro. Se ci attenessimo a questo significato affatto verbale, non dovremmo poi ricontlscere l'impossibilità di passare dall'uno all'altro dei due termini o di concepire la reciproca compenetrazione delle due realtà che si vuole far loro significare ? Si dovrebbe forse ammettere che l'uomo rinchiuso nella sua intimità, murato nella sua abitazione, · debba rimanere estraneo a quanto lo trascende ? Gli antichi pagani non consideravano forse così l'impossibilità umana, non solo di raggiungere un ordine superiore, ma di tender ad esso, senza incorrere nella vendetta della Nemesi ? Invano la superstizione ricorreva agli oracoli, ai sacrifici e a quelle pratiche irrazionali che erano dette misteri e cui spesso si collegavano riti osceni e sacrifici cruenti. Noi dobbiamo inoltre considerare che, senza l'idea di trascendenza, la parola immanenza non avrebbe ragion d'essere nè significato intelligibile. Infatti, non si tratta solo d'una re_lazione grammaticale che ci s'impone; si tratta d'un'esigenza razionale che ci impone la connessione - sola intelligibile - di questi due termini che apparentemente si contrappongono, ma in realtà si integrano. Anzi, la possibilità di conoscere e di affermare la nostra immanenza, la nostra indipendenza, la nostra libertà ci è data proprio da una presenza reale, dalla presenza in noi d'una luce e d'una realtà, senza le quali non avremmo la conoscenza e il minimo possesso di noi stessi. D'altronde la trascendenza, presa in senso assoluto, non può, in se stessa, che restare inaccessibile, incapace di accondiscendere alle aspirazioni, alla curiosità, alla cooperazione con quanto è dominio della mortalità: « Uomini, non abbiate ambizioni immortali e pretese infinite ! ». Ora, nella misura alla quale, sia pure implicitamente, la filosofia antica o moderna si fermerebbe a questa concezione immaginativa, resta incomprensibile come un metodo di immanenza possa.concepire, e ancor meno raggiungere, riconoscere con una specie d'agnizione cd ammettere una reale ed efficace trascendenza. Quanti errori non si sono commessi quando si è criticato il ricorso a un metodo d'immanenza, l'unico adatto a far riconoscere, non solo un'idea fittizia di trascendenza, ma la viva realtà in noi d'una presenza piu intima della nostra stessa intimità, più alta della nostra sublimità ! Ed ecco precisamente lo strumento segreto di questa assimilazione cui dobbiamo cooperare pel fatto stesso che possiamo realizzare in noi quella vocazione espressa senza vano strepito di parole dal costante richiamo: asce11desuperius. Dobbiamo renderci conto di questi verbalismi e antagonismi, se vogliamo spiegarci come, nel corso di lunghi dibattiti, si sia biasimato lo sforzo, tuttavia normale, di realizzare 1'intima ascensione che, da noi e in
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