Quaderni di Roma - anno I - n. 3 - maggio 1947

IL CANTICO DI FRATE SOLE 233 ~ Concordano infine con questa interpretazione l'interpretazione di di Bartolomeo da Pisa (fine SCf; XIV) nel De Conformitate (« cantilena quam ordinavit de laudibus Creatoris per creaturas », Anal. Frane., IV, p. 145) e la didascalia preposta al testo del Cantico nell'autorevolissimo codice 338 della bibl. com. di Assisi (principio sec. XIV): « Incipiuntur laudes creaturarum quas fecit beatus Franciscus ad laudem et honorem Dei, ·cum esset infirmus apud sanctum Damianum ».· Da menzionare è infine l'interpretazione acuta e verace che è data del Cantico nell'unica traduzione latina, pervenutaci in un codice di Treviri, e pubblicata dal p. Oliger (v. citazione sopra a p. 226)). Il titolo del Cantico è: Laudes beati Francisci de creaturis Dei; il cum della seconda lassa è reso con cum, il per delle lasse seguenti è reso con per. Importante ai fini interpretativi è il fatto che la lode non è rivolta vocativamentc al Signore, bensì direttamente alle creature come appare nella formula « Laudatus sit Dominus meus )) e soprattutto dalle modificazioni subite dalla seconda lassa: « Laudatus sit Dominus meus cum omnibus suis creaturis, et spetialiter cum domino frate meo sole, qui diem illuminat et per quem cotidie illuminor. Et tu, sol, pulcher es et irradians cum magno splendore, tecumque portas Altissimi significationem ». Se ci proponiamo ora il problema della genesi del Cantico, non potremo fare a meno di tenere presente che in esso si riflettono due momenti poetici diversi. N~n vi è motivo alcuno per dubitare, data la sicurezza concorde delle testimonianze, che il Cantico fu composto dal Santo nei due ultimi anni di vita, quando il suo corpo era duramente travagliato dalle infermità. Concordano le testimonianze anche nell'affermare che esso fo composto come atto di grazie, dopo una notte di aspre sofferenze, nella quale la voce del Signore aveva dato a lui promessa certa dell'ingresso nel suo regno. Ora il giubilo del Santo non si effonde in un saluto di distacco alla vita o in un'es·altazione del regno celeste, ma invece si traduce nella esaltazione di quelle forze che sono la perenne sorgente della vita. Già staccato dalla terra, egli ritorna ad essa nella sua letizia e tutte le cose, il sole, le stelle, il vento, l'aria, il fuoco, l'acqua, la terra, prendono il colore di questa sua rinnovata letizia. Non è senza significato il fatto che il titolo con cui il componimento fu chiamato dal Santo stesso fu quello di Cantico di frate Sole. Pacificato nei suoi tormenti fisici e morali dalla promessa fattagli dalla voce

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