Quaderni di Roma - anno I - n. 3 - maggio 1947

~ 232 ANTONINO PAGLIARO creaturas ... ,,. Invece, se il propter quod richiama l'importanza benefica del sole e del fuoco per l'uomo, la determinazione de his et aliis creaturis riafferma esplicitamente che la lode al Signore si deve sviluppare « intorno a » queste e alle altre creature. La testimonianza di Tommaso da Celano viene dal Benedetto (o. c., p. 42) addotta come argomento a favore di per come preposizione di agente. Difatti, nella Vita secunda il Celanese mostra chiaramente di considerare il Cantico come un invito alle creature a lodare il Signore: « laudes de creaturis tunc quasdam composuit et eas utcumque ad Creatorem laudandum accendit » (213); « invitabit etiam omnes creaturas ad laudem Dei et per verba quaedam quae olim composuerat, ipse eas ad divinum hortabatur amorem. Nam et mortem ipsam, cunctis terribiiem et exosam, hortabatur ad laudem eique laetus occurrens, ad suum invitabat hospitium: bene veniat, inquit, soror mea mors » (217). Qui sembra che il dotto Celanese si sia avanzato con troppa foga su una deviazione, il cui punto di partenza si trova già nella Vita prima. lvi, a proposito dell'amore portato da s. Francesco anche alle creature inferiori, e in particolare alle api, si dice: « Quarum effica_ciam operum et ingenii excellentiam ad Domini gloriam tanto praeconio extollebat, ut diem unam plerumque in earum ceterarumque creaturarum laudibus consumaret. Sicut enim olim tres pueri in camino ignis ardentis positi ad laudandum et glorificandum Creatorem universitatis omnia clementa invitabant, sic et iste vir, spiritu Dei plenus, in omnibus elementis et creaturis Creatorem omnium ac gubernatorem glorificare, laudare ac benedicere non cessabat » (80). È chiaro che nella Prima Tommaso considera ancora le creature come l'oggetto della lode: « in earum ceterarumque laudibus ». Quindi il paragone con il Cantico dei tre fanciulli è forzato e non calza, poichè lì veramente le"creature vengono chiamate alla lode del Signore. Evidentemente il Cclanese interpretava allora il Cantico in maniera non diversa da quella che è riflessa nello Speculum, ma tuttavia, a motivo di una qualche somiglianza formale, non seppe sottrarsi alla suggestione di stabilire un paragone con il Cantico di Daniele: a questo richiamo, che nella Prima appare arbitrario e fuor di luogo, nella Secunda dà libero corso, facendone la chiave della sua interpretazione. La genesi della deviazione è troppo palese, perchè si possa annettere valore alla testimonianza di Tommaso<»>, eccetto per quella parte che nella Pnma concorda ancora con l'interpretazione dei compagni (che è poi, se non c'illudiamo, la nostra). { 21 } Giust:1mcnte il n~RBI: ,, Che valore può avere la tcstimoni:rnza di fra Tomm:'ISO,che invece non h:i udito la ragione vera dalla bocca dd Santo. ma ha intcrprcta10 il C::rntico. con la :.tesS3 incertezza quindi con cui lo intende un lettore d'oggi ? • (I. c., p. 5.3).

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