Quaderni di Roma - anno I - n. 3 - maggio 1947

IL CANTICO DI FRATE SOLE cini. Ci limitiamo qui a richiam;re gli elementi che risultano dallo Speculum del Sabatier. Ivi il Cantico viene indicato esplicitamente come Laudes Domini de suis creaturis {X, 101): « Beatus Franciscus 'fecit in sua infirmitate Laudes Domini de suis creaturis ad laudem ipsius Domini et ad aedificationem proximi »; è palese che il de introduce l'oggetto della lode secondo una costruzione perfettamente latina, mentre il genitivo oggettivo indica l'oggetto principale della lode. Lo Speculum chiama così il Cantico, quasi a dichiararne il contenuto e il fine, mentre il nomeche il Santo diede al suo componimento fu quello di Cantico di frate Sole: « Postquam beatus Franciscus composuerat Laudes praedictas de creaturis, quas vocaverat Canticum fratris Solis... » (ib., v. sotto, p. 233). Che il Cantico, nell'interpretazione che si riflette nello Speculum, è lode a Dio, ma rivolta alle sue creature, e non dalle sue creature o a motivo delle sue creature, è palese dalle parole che vengono attribuite al Santo: « Unde volo ad laudem eius et ad nostram consolationem et ad aedificationem proximi facere novam laudem de creaturis Domini, quibus quotidie utimur et sine quibus vivere non possumus et in quibus humanum genus multum offendit creatorem. Et continue sumus ingrati tantae gratiae' et tanti benefici i non laudantes Dominum creatorem et datorem omnium bonorum sicut deberemus » (X, 100). Qui le creature sono al centro della lode, l'oggetto della _volontà di lodare: il genere umano è ingrato al Creatore, quando non si rende conto della grandezza del dono e lo offende proprio in queste. sue creature; la lode rivolta a queste è perciò un risarcimento delle offese fatte in esse al Signore. Conferma di ciò si ha nella parte finale dello Speculum, che è una specie di esegesi del Cantico, in cui viene particolarmente dichiarata la visione di amore che il Santo ebbe della natura: qui ancora le creature appaiono al centro della lode e se !'accento cade più sui benefici che esse apportano all'uomo, vi echeggia tuttavia fedelmente la nota poetica e mistica che risuona nel Cantico. La certezza, che l'interpretazione di per non fu causale nella p1u stretta cerchia dei compagni, ci vien fornita dal seguente passo della Legenda pernsina, che corrisponde in compendio a Speculum XII, II3. « Omnes sumus quasi caeci et Dominus per istas duas creaturas (se. il sole e· il fuoco) illuminat oculos nostros; propter quod de his et aliis creaturis cius quibus cotidie utimur, specialiter ipsum Creatorem semper laudare debernus » (ed. Delorme, 78). t chiaro dalla costruzione del periodo che la lode ha per oggetto primo le creature; se cosl non fosse e la lode fosse rivolta direttamente a Dio « a motivo» delle creature, cioè se il per del Cantico fosse stato inteso come causale, la connessione della prima parte con la seconda sarebbe stata un'altra: « propter quas et alias

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