220 ANTONINO PAGLIARO dizione dell'Ordine: « Abbiamo così sostanzialmente ammessa e valutata la nuova interpretazione del Cantico proposta dal Benedetto, accettando anche in pari linea - per conto nostro - l'altra tradizionale che per lo r.eno non ci pare si possa ragionevolmente escludere » (p. 309). · Il p. Benvenuto Bughett1 in Studi Francescam, 15 (1943), p. 185 e ss., aderisce pure all'ipotesi che per abbia nella formula valore di preposizione di agente, ma ritiene che il valore causale non si possa escludere, almeno nelle lasse del perdono e della morte. Per tal via viene dal valente francescanista rimessa in primo piano la questione dell'unità del Cantico. Il compianto M. Barbi, a quan·to si desume dall'esposizione del suo pensiero fatta da U. Cosmo in Studi Danteschi, 27 (1943), p. 8 e ss., non aderì all'interpretazione di per nel senso voluto dal Benedetto. Egli, purtroppo, non potè formulare una tesi propria, ma si riprometteva di cercare una soluzione che fosse fondata sul valore di per nell'italiano del duecento e soprattutto sull'interpretazione data alla formula dai compagni pit'1vicini al Santo (I. c., p. 54). È ben vero che l'interpretazione del Cantico dipende essenzialmente dalla formula: laudato si, mi Signore, per ... , che con il suo ripetersi all'inizio di ogni lassa ne costituisce la nota dominante e ne determina il carattere di preghiera. In tale formula il problema si annida esclusivamente nel per, nel suo nudo valore, poichè la diatesi passiva non impegna qui minimamente la natura del complemento. Un vero significato passivo si avrà solo se a per si attribui,sq valore di preposizione di agente; ma se si ritiene che per introduca il mezzo o la causa, il soggetto logico del lodate si sposta nel Santo che prega o nell'universalità degli oranti. L'uso di per come preposizione di agente è di tale vastità e vitalità nell'italiano antico-<•>, che non è affatto necessario pensare ad un'influenza del francese (par in senso di agente) per legittimarne il presunto uso fattone dal Santo nella formula. Per questo lato la tesi del Benedetto è inattaccabile. Anche l'uso di da per esprimere 1 'agente nel v. 27: ka da te, Altissimo, sirano incoronati non può apparire come argomento in contrario (l'obiezione è da ultimo in Dc Robertis, o. c., p. 20), se si tengono presenti equivalenze come queste: « la città di Costantinopoli fu presa per li Francesschi e da' Viniziani ))' Testi fior. del Dugento, ed. Schiaffini, p. 113. 3. (4) L'cscmplific:1zioncdi 1alc u,o e <!c..gli:altri u:,i di per ncll'il3li=ino antico s:irà data in altra
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