ESAME DI COSCIENZA DI UNO STORICO bilità, dovrà ascriversi a sua colea se la sua importanza non verrà riconosciuta dal pubblico, e se la sua produzione verrà messa da parte sotto pretesto che spira l'odore dell'antiquario. Scienza e vera popolarità non sono inconciliabili. " Siamo ora al secondo punto del nostro esame di coscienza. La sintesi rende viva la storia. Essa stessa getta il ponte fra il passato e il presente e diviene «prammatica». Chi pronuncia oggi la parola « prammatismo » si espone al pericolo di essere grossolanamente frainteso. Si sòspetta in essa una ricaduta in un atteggiamento già da tempo superato, in quel moralismo che considerava la storia come raccolta di esempi, « quorum memoriam conservari utile sit ad bene beateque vivendum », come diceva il vecchio Vossius (BERNHEIM, Historische Methode, p. 31). Altri vi vedono forse un amoreggiare con la storia asservita alla politica del nostro recente passato. Malgrado tutto ciò, a me sembra che nessuna storia veramente viva possa rinunciare ad un certo prammatismo. Ogni storia, consapevolmente o inconsapevolmente, si riferisce a idee vive, quelle che riempiono la vita presente. « La storia e il presente - dice il Meinecke (Vom geschichtlichen Sinn und 110m Siim der Geschichte, p. 7) - formano un'unità; scienza storica è sempre nello stesso tempo scienza e più che scienza ». Essa cerca di vedere chiaramente gli avvenimenti del passato, così come essi furono, e per questo ha bisogno di negare asceticamente se stessa; d'altra parte essa è sempre costretta a riferirsi ai grandi compiti del presente. È vero: essa può divenire tendenziosa, tacendo fatti decisivi o ponendoli in una falsa luce, ma in nessun modo è costretta a divenire tale. Un certo prammatismo è ben conciliabile con l'imparzialità della storia e col superamento delle barriere di razza, di nazionalità e di religione che si esige da ogni vero storico. Tucidide e il Gucciardini erano in questo senso dei prammatici: il primo, molto tempo avanti che Pol_ibioconiasse questa parola, il secondo seguendo il consiglio del Machiavelli (Discorsi, III, 43): « Chi vuol vedere quello che ha ad essere, consideri quello che è stato». Tutte le grandi opere della storiografia moderna considerano il passato nei suoi rapporti con le creazioni spirituali e politiche del presente. Che cosa ha procurato alla storia romana del Mommsen tanto successo ? Non certamente solo la spietata critica alla tradizione e la sua arte dell'esposizione, ma anche la passione con la quale il convinto democratico, che sedeva a sinistra nel parlamento tedesco e odiava ferocemente la classe degli aristocratici, condusse la causa della democrazia romana contro gli ottimati. Egli fu perciò ingiusto verso Cicerone, ma riuscì a far sì che i suoi lettori rivivessero le battaglie della repubbiica romana. Il Treitschke non avrebbe mai potuto esercitare il suo influsso, sotto certi aspetti funesto.
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