208 HUBERT JEDIN cronachistico, mettendo i fatti narrati in str('tto rapporto fra loro da un punto di vista filosofico. Con ragione il Croce si scagliò contro le riflessioni e le considerazioni che vengono talvolta aggiunte, quasi in margine, alla narrazione storica, poichè la storia stessa è « intelligenza dei fatti » e nella esposizione e connessione di essi è riflessione: "è una filosofia, anzi la filoi;>_fia. Ma eccoci al punto in cui non possiamo più seguire il filosofo. Siamo convinti che il positivismo possa veramente essere superato solo partendo da un principio trascendente. Per noi storia non è la filosofia. Noi restiamo all'antica interpretazione per cui lo storico deve basarsi sul suo materiale di studio, sulle fonti; deducendo da esse i fatti, scegliendoli, accostandoli gli uni agli altri e dando loro infine una valutazione, esso lo fa da un punto di vista eh~ è fuori della storia stessa. La penetrazione dei fatti per mezzo del pensiero non è filosofia e neppure teologia, ma si basa su ambedue. Lo storico pratico concorderà volentieri col Croce nell'affermare che la filosofia della storia di vecchio stile gli sia di scarso aiuto nel suo lavoro. Il Croce la rifiuta addirittura: " Una filosofia della storia distinta dalla storia designa una storia che non è storia o una filosofia che non è filosofia» (Teoria e storia della storiografia, p. 300). In questa enunciazione si manifesta il suo punto di vista che già abbiamo caratterizzato. Io stesso debbo però confessare che con la filosofia della storia del Sawicki, per est:mpio, non ho mai saputo fare niente di buono; con più profitto invece mi sono servito del saggio teologico-storico « Vom Sinn der Geschichte » di Giuseppe Bernhart, contenuto nel primo volume della « Geschichtc der fiihrenden Volker » inaugurata dalla casa editrice Herder. In Bernhart si sente ad ogni passo come egli pure sia permeato della storia stessa, e come cerchi di dare un senso agli avveç,iupenti grandiosi e terribili, senso che però, ripetiamolo, ad essi non è immanente, ma trascendente. L'applicazione di ~aride categorie alla molteplicità dei fatti ripugna allo storico. Egli vuole e deve basarsi sul suo materiale, tenersi nello spazio dei fatti sicuri, per il filosofo invece il pensiero è e rimane in prima linea, l'avvenimento concreto passa in seconda. Non invano il Croce critica nel Ranke quel suo atteggiamento poco filosofico e desidera nella sua teoria delle idee storiche l'acutezza filosofica. Vorrei sapere se le « Weltgeschichtliche Betrachtungen » di Jacob Burckhardt abbiano, in questo senso, trovato favore presso di lui. La- tensione fra il modo di pensare dello storico e quello del filosofo è inevitabile, ma non è priva di utilità. Anche il giurista e l'economista quando si trovano di fronte alla storia pongono spesso allo studioso di questa delle domande che lui stesso non si sarebbe mai posto da sè. Dal-
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