ESAME Ili COSCIENZA DI UNO STORICO 207 in cui il filo fu strappato per op~eradei despoti del passato, oppure dobbiamo anche noi meditare, quali siano i fondamenti del nostro lavoro e forse anche ricominciare da capo ? Togliamo anzitutto una possibilità di equivoco. La nostra domanda non si riferisce al metodo scientifico nel senso stretto della parola; certo non vogliamo mutarlo. Non è neppure nostra intenzione turbare l'opera cli coloro che tranquillamente lavorano negli archivi, trascrivono documenti, riempiendo schedari, arricchiscono riviste vecchie e nuove di articoli, miscellanee, recensioni e notizie bibliografiche. Noi li consideriamo felici, se possono mantenere il loro animo estraneo agli avvenimenti terrificanti e se possono ottener dallo stato o da mecenati i mezzi necessari per proseguire il loro lavoro erudito. Felici sono anche quei popoli che possono continuare la loro opera scientifica là dove nel 1939 essi la interruppero. Crediamo invero che anche essi dovranno un giorno abbandonare la loro filosofia "als oh » e porsi le stesse domande che noi oggi ci poniamo per necessità interne ed esterne, ma non vogliamo a nessun costo esser come colui che avendo fatto bancarotta predica a chi è rimasto ricco l'ideale di povertà. Come storici noi faremo un esame di coscienza per noi stessi, memori della frase del Droysen (Historik, p. 267) per cui la storia è " il yvw0: o!Xu-t6vdell'umanità, la sua consapevolezza, la sua scienza». Quello che specialmente è mancato nelle due ultime generazioni alla ricerca storica è stata la forza e spesso anche la volontà di sintesi. E il motivo di ciò non era solo la straordinaria ampiezza, alla quale le ricerche storiche erano giunte, ma l'atteggiamento dello storico stesso di fronte al suo materiale, ossia la sua ideologia filosofica o teologica. Educato dal metodo sempre più raffinato ad una esatta constatazione dei singoli fatti storici, egli cadde in una specie di positivismo e fu preso dalla mania di accumulare materiale senza curarne affatto la elaborazione scientifica, simile al pittore che continua a dipingere sempre nuovi dettagli del suo quadro, senza mai distaccarsi da esso per guardare la composizione del tutto. Non che riflettere sui primi fondamenti della sua indagine storica, egli, con estrema noncuranza, lascia ad altri dicendo: Q11a1:supra 110s, nil,i{ ad nos. Mentre la fisica ed altre scienze naturali avevano superato già da lungo tempo la unilateralità dell'epoca dello sperimento, una grande parte degli storici vi rimase aderente. Certamente non sono mai mancati uomini i quali cercarono di superare il positivismo nel senso cui sopra abbiamo accennato. Per quanto riguarda la Germania, basti ricordare i nomi del Dilthey, del Troeltsch e del Meinecke. In Italia Benedetto Croce ha, per decenni, sostenuto che la storia debb:i essere " filosofica», che cioè essa debba superare lo stadio
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