Quaderni di Roma - anno I - n. 2 - marzo 1947

NOTE Ql CRONACA dipendenti, ha offerto lo strumento di realizzazione. Ma dove il sistema manca è nella entità concreta della integrazione del salario, che si rivela, quasi ovunque, assolutamente inadeguata alla differenza degli oneri derivanti dalla situazione familiare. In Italia, ad esempio, i recenti provvedimenti che hanno elevato la misura degli assegni familiari (ponendoli in pari tempo a totale carico del datore di lavoro) attribuiscono alle stesse categorie più fortunate al riguardo integrazioni - comprendenti assegni ordinari e di caro vita - che, per la moglie o per il figlio, oscillano fra le 30 e le 40 lire giornaliere. Anche all'estero, come si è detto, l'inadeguatezza delle integrazioni è, in maggiore o minore misura, una pecca di tutti i sistemi di assegni familiari vigenti. Vari n1otivi vi cenAuiscono: l'organizzazione economica erede della concezione individualistica del salario, la difficoltà anche tecnica di operare redistribuzioni radicali del fondo salari, l'identità del peso politico (nel sistema elettorale) del voto del capo-famiglia e di quello del celibe, il fatto che le organizzazioni sindacali, specialmente di sinistra, considerano il salario base come obiettivo delle rivendicazioni salariali. preoccupandosi in minor misura degli assegni e quindi della questione del salario familiare. Nè può dirsi che in mancanza di un efficiente salario familiare suppliscano adeguate age\'Olazioni fiscali. Tutt'al più s'è accettato, in alcuni Stati, il principio delle esenzioni a favore delle famiglie numerose. Ma è intuitiva l'insufficienza di tale misura. Per esempio in Italia, nonostante gli aggiornamenti apportati con un provve,;i. mrnto dello scorso anno, che - in relazione al ridotto potere d'acquisto della monna - ha modificato i limiti per la concessione degli sgravi e delle esenzioni fiscaii, permangono sia )'insufficienza di tali concessioni, sia il vizio d'origine consistente nel fatto che l'intento demografico del provvedimento istitutivo (1928) ne limita !a sfera d'azione alle famiglie aventi sette o più figli a carico. f. chiaro invece che t:anto le agevolazioni fiscali, quanto il salario familiare, per essere equi devono is1·irarsi al principio della proporzionalità rispetto agli oneri, cioè rispetto al numero - quale che sia - dei componenti a carico del capo-famiglia. Questa tutela sociale della famiglia, nella quale dovrebbe in primo luogo reali,• zarsi il principio della libertà dal bisogno, ha oltre l'aspetto «reddito» (salario familiare, vantaggi fiscali, prestazioni previdenziali ed assistenziali) l'aspetto, per così dire, patrimoniale. Tale aspetto consiste nella casa, considerata come elemento centrale di un patrimonio domestico stabile. atto a creare attorno alla famiglia uno « spazio vitale» (è l'espressione di Pio XII), un'oasi di serenità spirituale e di sirnrczza economica nella quale essa possa compiutamente esplicare la sua insostituibile missione. È sintomatico il fatto che l'aspirazione ad attribuire al maggior numero possibile d; famiglie un patrimonio stabile ed una casa singola in proprietà sia tradotta, in alcuni Stati, in dichiarazioni costituzionali o in provvedimenti legislativi. Per noi, come per gli altri paesi europei danneggiati dalla guerra, il problema (già difficile in sè perchè implica anticipazioni finanziarie cospicue e profonde modificazioni dei principii che disciplinano la proprietà edilizia) è ulteriormente inasprito dalla grave crisi delle abitazioni. Le stime ufficiali dei vani distrutti o gravemente danneggiati per causa bellica

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