Quaderni di Roma - anno I - n. 2 - marzo 1947

LA CRITICA BERGSONIANA E LA CREAZIONE EX NIHILO 107 dio e per molti altri, liberare l'idea di creazione dall'idea di cominciamento che l'ingombra, ne dissimula la cognizione e favorisce i pseudoprobkmi. Se il mondo ha un principio, esso è creato, non pcrchè comincia, ma perchè il suo primo istante, come poi tutti gli altri, è alla dipendenza di Dio con tutto ciò che il tcmPo trac con sè: sostanze e attributi, uomini e cose.Se il mondo non ha principio, ci sono in perpetuo esseri legati a Dio riaquesta dipendenza causale che dona loro tutto e che in questo caso non conoscepunto di partenza pili che punto d'arrivo. SecondotjUesta ipotesi, la creazione del mondo si confonde con una perpetua conscrvaz10.ic. Qu~r.rlo noi cristiani parliamo tra di noi della conservazione dei mondo per opera di Dio, ci accade di esprimerci nella maniera seguente: Se a un certo momento, Dio cessasse di sostenere nella loro esistenza gli e~seriria lui creati, se ritirasse la sua grande mano, subito tali esseri ricadrebbero ne! nulla dond<:sono usciti. A questo punto mi par di vedere il sorriso del collega Bergson che guarda con stupore questo nulla ove Dio lascierebbc cadere l'universo come se fosse un grande buco o, diciamo più nobilmente, un abisso. Eppure, caro Maestro, questa è una grande immagine e chiedo che sia mantenuta. lhsterà capirne il senso che è il seguente: i momenti come le ere dipendono da Dio e d:illa rn2 eterna volontà. Se questa eterna volontà ~mmettesse la limitazione dei giorni dcll\mivcrso a questo numero e non a quello, sarebbe proprio così e, raggiunto tale limite, senza bisogno di alcuna azione distruttiva, nulla di creato esisterebbe più. on si trattereH,e cl"unamorte che ha degli agenti e obbedisce a leggi concrete; sarebbe invece un annichilamento o meglio, per eliminare l'idea del nulla che può dar fastidio, sarebbe un cessare rii essere. Non passiamo negare a Dio questo potere. L'essenziale è che i'c:spressioncfigurata di ciò non faccia torto al giudizio e si veda chiaro che questo ,;iudizio è semplicissimo. La mano di Dio di Rod;n, non è evidentemente che un simbolo. L'abisso del nulla su cui saremmo sospesi è un altro, come un altro lo era già il nulla che precede il mondo. Ma dietro i simboli, resta la realtà, cioè la sospensione del mondo a Dio come alla sua pi1'ialta e più necessaria condizione. Tutto ciò mi sembra chiarissimo e inattaccabile dalle obiezioni, a meno che non si voglia oppDrvi tutto un sistema di cui si dovrebbe anzitutto dimostrare la verità. E ora mi potrete domandare: perchè i teologi che non sono poeti e che pure sanno esprimersi in termini puri, come lo fact'va s. Tommaso

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