Quaderni di Roma - anno I - n. 2 - marzo 1947

RECE SIONI 179 L:1 difficoltà sorge inevìt:i.bilmcntc; e prima dei critici di professione mc b son posta io. in una forrna. s'intende, più r:i.gioncvolc; che nessuno vuol dare a credere che il poeta ha inteso ficcare un simbolo in OJ!ni p:nob. li poeta, come s'è detto, ha voluto che i suoi mondi sembrassero usciti cbllc m:rni stesse del Creatore e non ne ha fatto mistero. Lo dichiara 1< la scritta morta,, (/11/. III, 1-9); lo ri1x:tt::lui (/11/. XIX, 10-12), prima di descrivere la bolgia dei simoniaci. Per destare questa illusione nelle fant:1sic degli studiosi h:i imitato la natura. cli cui !':irte è figl1:'.l. (In/. XI, 97-u1); e come questa. creata una pianta, ne varia in innumerevoli guise l'aspetto, pur serbandone i traui principali, co~ì ha fotto lui. H:i acccnn:110 nei primi canti i moti"i fondamentali del poema sacro, e a tempo e luogo li ha "ari3ti con una ricchezza e agiiità di immaginazione da sbalordire. Quando le prime volte si comincia a intravvedere questa sua facoltà, non si crede quasi a se stessi; ma quando, andando inn:rnzi si deve constatare che egli fa sempre così, di maniera che il suo poema è il più uno e il più vario di qu:inti ne furono o ne saranno mai scritti 1 si dovrà forse tenerlo nascosto per non pro\'ocare le critìchc dei così detti dantisti? Persuasi che a essere conosciuto Dante ci guadagna, si tira innanzi tr:inqui!li, più che contenti di aver avuto da 'lui, sempre che gli si chieda, la conferma di quest:1 su:t che è arte, da non confondere con l'allegoria. Così, 1nei canti VIII, IX e X ddi'ln/erno un dramma che culmina nell'arri"o del Messo. c. in corrispondenza, nei canti Vili, IX e X del Purgatorio una serie di scene svolgentisi intorno alla mcdcsim:t idea. La Commedia non è forse l".mnunzio della prossima liberazione del mondo d:lll,1. lupa per opcr:i del Veltro? Come Dante nell'esecuzione del suo diseg-no si sarebbe dimenticato che Dio lo aveva pareggiato a Enea e a Paoio, appunto perchè desse la liet:1 novella agli erranti nella selva oscura? Andava proprio a tal fine; e perciò, dopo quello dello Stige, nel poema si assiste a un altro dramma. dove parimente dal cielo scende una \'irtù divina a mettere in fug:i colui che sempre insidia alla felicità degli uomini: là dove Dame spiega sotto i nostri occhi un'accolta cii anime sul verde deib piccola valle che, qual'oasi, :apre il suo grembo ndk1 cost:1 rocciosa dell'anfi. purgatorio. L'idea assurda che con essa il poeta abbia inteso darci una rappresentazione simbo~ica della tentazione e del modo di ,,inccrla, ha impedito di vedere lo stretto rapporto che corre tra essa e l'altra dell'arrivo del Messo. Per sollevare il "clo sarebbe bastato riflettere un istante che sulle anime migr:nc nei di là in pace con Dio, il diavolo non ha più alcun potere. Et hinc patere potest quod subs/(111/Ìei111ellectua!es,quarum srmt immutahiles voltwt(ltCs, 11cc 11011anime separate hene J,inc aheunles, lihertlltem a,-hitrii ob immutahilitatem voltmtatis 11011,m,itttmt, ud perfectissime atque potissime hoc reti11e11(1Mon. L. Xli, 5). Tanto è \'ero che Virgilio può apostrofar i contum:ici :-:lisanta Chiesa chiam:rndoli senz'~ltro << già spiriti eletti >,. :anche se sono i più lontani dalla beatitu• dine. È chiaro invece che il serpe, il cp.1ale viene strisciando fra l'erba e i fiori, è rassomigiiato da D.cnte a qudlo che (( diede :'l Ev1 il cibo amaro». pc1chè dicesse da sè d'essere l'incarnazione r!el!a cupidigia, cl.t cui il monde, fu guast~Ho b: prima \'Olta, e dalla quale ora si sono lasciati sedurre :-;!'imperatori 1 i re. i principi e i grandi seduti sul fondo deila va.lletta. Riapp:irisce loro tutte le st:re ,.on per tentarli. sì per accrescere con la pn.:scnza il rimorso della colpa, per cui. :icciecati dalle loro :tmbizìoni di predominio. non h:1nno favorito l'opera dell'impcro 1 come sarebbe stato loro dove1c. e l'hanno al contrario a.\'vcrsata, Astiten,nt reges tare, et prinàpes co11ve11eru11int unum, adversus /Jominum et adversus Clnistum eius (Mon. 11, I, 1). che in questo caso è J'impcratorc. E però ora in ammenda concepiscono orrore dc1 proprio peccato e prcg::ino ia Regina del ciclo che interceda presso Dio e mandi finalmente il soccorso. E u dal grembo di Maria )► ecco scendere due angeli con due spade di fuoco, ma spuntate, .i fugare la mal:l striscia. Come al solo appressarsi del Messo gli ir:icondi dello Stige (tra. i quali, osserva il poeta, sta.ranno {(come porci in brago,, t:inti che !-i tengono ,e gran regi») fuggono distrutti; così al ventilare delle a.ii dc' due angeli il serpe si rimpi:itt:t: e Dante trova modo di lod:ue. con una che sembra. digressione ma non è, l'unica famiglia elci signori d·1talia che.« sola \'a dritta e ·1 mal cammin dispregia ». Le allegorie della Commedia sono chiare. a chi abbia lette attentamente lllttc le opere di Dante. Quc· due :angeli. verdi le vesti e \'crdi ie ali, che, compiuto il ~oro ministero, se ne torna.no 1c suso a le poste rivolando ìguali 11, ci vuol poco a capire che rappresentano le due autorità, le quali scendono de Fonte uuiveNa!is auctoritatù ... , qui quidem Fons, in ara sue simpliàu1tis unitus, in multiplices t1!uos inf!uit cx abundantia bonitatis (.\1on. lii, XXI, 15); e il serpe che viene volgendo ad om ad or la testa, e 'I dosso lecrn11docome beslit1 che si liscia, (PUllC, VIII, 101)

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