I06 A. D. SERTILLANGES la creazione ex 11iliilo che è un problema trascendentale e non una questione di regime interno per la realtà in se stessa. M:i la cr1t1Cabergsoniana del nulla sussisterebbe ancora, se questo nulla fosse considerato, non come anteriore; bensl come sottostante alla azione creatrice, il che avverrebbe se si credesse il mondo eterno tuttavia clipendente da Dio ? No certo. Ma eliminiamo anzitutto un grosso equivoco. Quando parliamo d'un mondo eterno, per indicare un mondo che dura da sempre, usiamo un'espressione infelicissima che genera molti qui pro quo. Nulla è piL1remoto da una vera eternità di quel che non lo sia un mondo senza principio. La vera eternità infatti è tensione e non estensione. F. perfezione compiuta e in pieno possesso di se stessa, non g1a m divenire e in perpetua ricerca. La sua immagine sarebbe un punto raggiante invece d'una retta senza estremi. È sempre un fatto che questa eventualità cl'un mondo, che non ha principio e che non deve finire, non sia punto esclusa dalla filosofia. Finora la teologia l'ha scartata. I cristiani credono che Dio abbia creato il mondo in initio temporis, come dicono i documenti dei concili, non nel senso che il mondo sia stato creato in un momento· di una durata anteriore ed esteriore al mondo stesso, il -che farebbe riapparire il nulla or ora espulso, ma nel senso che il mondo dipende da Dio in tutti i suoi istanti, a partire da un primo, detto per eccellenza momento della creazione, riservando la parola conservazione per esprimere la su:i creazione permanente, ciò che Cartesio chiamava la sua creazione continua. I cristiani preferiscono questa ipotesi finitista; è quelb dei documenti ufficiali, benchè alcuni tendano a preferire l'altra, senza per questo sconfess:ire ciò in cui credono, ma perchè ritengono che forse quella non sia secondo le regole. I Padri della Chiesa, che hanno costituito la tradizione e i testi in cui essa si esprime, sembrano considerare l'affermazione d'un mondo detto eterno equivalente all'esclusione o alla limitazione della causalità creatrice, o, in ogni caso, a un 'uguaglianza della creatura e del creatore sul terreno della durata. Ora noi abbiamo visto che questi timori sono infondati e che questi pensatori credono che le due vie possano restare aperte. Comunque, dal punto di vistJ in cui ora ci troviamo, la cosa è per noi perfettamente la stessa. Nulla è mutato nella creazione in quel che ha d'essenziale, cd 'è proprio di somma importanza per questo nostro stu-
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