Quaderni di Roma - anno I - n. 2 - marzo 1947

RECENSIONI Una corrispondenza così costante non può attribuirsi al caso. Ma se qualche dubbio ne aveste. continuate a far appello alia memoria, e questa vi ricorderà che quasi all'inizio del Purgatorio c'è un episodio che si richiama direttamente a quello di Francesca e in meno versi vi suggerisce un dramma molto simile, quello dclb Pia, al13 quale date la stessa pietà; e che all'inizio del Paradiso ce n'è un altro, qucilo di Piccarda, che r:1cconta di un fratello che a forza rapisce la sorella fuor << dç la dolce chiostr:1 » e la dà in moglie a uno, che l'infelice non avrà ntmmcno conosciuto. Sono corAc ame che il poeta pianta lungo il suo cammino, perchè il lettore mediti con lui sulle conseguenze d'irreparabile gravità a cui conduce una passione 1( il cui nome è cos1 dolce a udire)), ma che dopo corrotto l'istituto deiJa famiglia è capace di degenerare e spingere :1i delitti più gr:ivì. Prima ancor:i di sonarc sulle labbra di Fr:1ncesca la Caina era stata pensata in stretta relazione con il cerchio dei l.ussuriosi1 e tutto consiglia a credere che quel verso: 1( Caina attende chi a· \'ita ci spense )> non sia detto a sfogo di odio, ma con raccapriccio. La misera vede come in un lampo l'anima di Gianciotto precipitare nel Cocito e ne inorridisce. Che ragione aveva lei d'imprecare cont.ro il m:irit0? Non ci poniamo il quesito, o ci passiamo sopra, pcrchè così fanno quasi tutti; ma la cnM:ienza ci avverte che non è giusto, e andiamo innanzi un po' turbati. QueU'imprecazione stona sulla bocca di una disgraziata che anche laggiù parla con accorata dolcezza. Comunque, uno sguardo :-ilb struttura dcll'fo/eruo è sufficiente J liberare l'episodio dallei ipotesi fatte sulla pietà del poeta. Scrive benissimo il Momigliano che 1< il problcm:1 si risolve facilmente pensando che Dante nel!' /JJ. Jcmo è insieme giudice e uomo, che capisce quanto sia maie pccc..,rc e insieme quanto sb difficile non peccare,,, specie, mi permetterei di aggiungere, in materia d'amore. Perciò Dante è già ti qua~ì smarrito))• prima ancora di aver ascoltato (< quc· due che 'nsicme vanno))' e al pianto di Paolo, così bene commentato dal nostro critico, cade come. morto. Pensa al nulla che ci vuole per offendere b famiglia, su cui riposa l'intero edificio sociale. Nel nono cerchio, che è 1< il fondo d'ogni reo>►• e quindi la fonte di ogni male, dopo la Caina viene l'Antcnora, per i traditori delia patria, la Tolomea. p::r i. 1r:1ditori della giustizia ch'è fondamento dcll'humana civiliras, e fin:ilmcntc la Giudecca. per i traditori della carità fondamento della Chiesa. Abysms abyssum invocat. Non convengo con il Momigliano che giudica (< lirismo e fiorcttatura la frase, svenevolmeilte ammirata dai commentatori >1, (( dove 'i Po discende - per aver pace co' seguaci suoi»: Jirism(I l\:nfotica ripeti7,ionc di Amor al principio delle tre strofe ... , dove dapprima Francesca stilno\'cggi:i (v. 100)1 poi sentenzia (v. 103)1 finalmente definisce la sua tragedia (v. I06) >i. Se in tutti, \'ivi e morti, è un desiderio insaziato di pace, in lei, travolta 11 di qua, di lj., di J.,;ill. di su II cblla 1< bufera infornai che mai non re~ta », quel desiderio dev'essere più cocc::ntc che mai. Le clcvc star innanzi, a esasperarle il tormento, come :1 maestro Ad:imo « li ruscelletti che dc' verdi colli - elci Casentin cliscendon giuso in Arno)). Sarebbe per lei il bene più grande, ma sente t!i non poterlo avere e, cortese com 'è, le •viene spont;111codi :-iugur:irlo a colui che ha ~1vuto pict:I ,h;I suo male: <( Se fosse amico il re dc )'universo: y-.noi pregheremmo lui dc la tua pace»: condotta a rammentare Ravenna, rivede il Po e lo invidia, pcrchè. v:1 e ,·a, alla fine dopo tanto correre trova pace nel mare, lui e i suoi affluenti. Ma lei, lei non avrà mai un auimo di pace. ~li pare perciò che q.uella fr::isc non :1bbi:1nulla di ricercato. La presenza di un vivo l'h:i natur:1.lmcnte menata a riveder se stessa, ora co·sì duramente travagliata, nel tempo bello deli'innocenza e della pace. Francesca non stilnovcggia, come sembra al Momigliano. In tuuo il racconto c'è un sottint<.·so. che alla fine si manifesta in un grido pieno di riprovazione e di amarezza: " Galeotto fu il libro e chi lo scrisse)). Una delle cause delia sua caduta iurono quelle dottrine intorno alla natura di amore, delle qu::ili s'imbevvc d~1 giovinetta, :il tempo felice. L:1 lc::uura di quei << versi d'amore e prose di romanzi )1, rammentati - vedi caso - d:ll Guinizclli nella corrispondente cornice dei lus~u• rio~i del Purgatorio, formò il clileuo preferito di quegli anni; e, presa dalla passione per Paolo. le parve che niente consonassc con Jo stato del suo :inimo e, con lo sfogo che le concedeva, l'aiutas~c .::i contenerla, meglio della lettura di quei libri. E in essa, disgraziatamente, perì. Il linguaggio che atlopcra ci accerta della sua familiarità con quei genere di letteratura, e spiega la sua triplice invocazione d'amore. Questo, mi s'inscgn::iva, che u :11 cor gentil ratto s'apprende n, e difatti si apprc~c rapidamente a costui, rna per precipitarci dove ci vedi. Si aggiungeva che amore non permette a chi è :imato di non riamare, e infaui ha travolto in meZzo a quc:.ta bufcr;1 Jui e me. Ma l'amore·, che fa una cosa sola col cuor gemile, in realtà è morte. E qual morte! Pensa che chi ci uccise andrà a finire:: nella Caina. Non l'enfasi la spinge a ripcttrnc il nome, ma ii dover :i ogni momento ::.pcrimcntare che in quel tanto cclc.:brato amore si nascondc"a un'ìnsidia. Lo invoca ora che per

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