LA CRITICA BERGSONIANA E LA CREAZIONE EX NIHILO I05 zione unilaterale di dipendenza, di dipendenza totale, dell'essere creato in rapporto al suo Creatore. La creazione è questo soltanto. L'idea del nulla e pseudo-problemi, che essa fa nascere, ne sono ben !ontani ! Si può, dopo quanto s'è detto, parlare d'evoluzione ? Si può considerare questa evoluzione come creatrice, nel senso in cui l'intende Bergson ? È chiaro che la creazione ex 11ihilo, interpretata come abbiamo visto, non opporrebbe alcun ostacolo. Che co~'è un'evoluzione? È un modo di comportarsi dell'universo, iecondo i! quale le forme naturali, e in particobre le forme vive, realizzano una storia e non già, come voleva Cuvier e come si è creduto assai spessoin passato, un'eterna ripresa degli stessi cicli. Ora, se la creazione ex 11i/1ilo significa solo una dipendenza totale cli tutta la realtà, compresa la durata, dal Principio creatore, è chiaro che gli scambievoli rapporti degli clementi creati e i loro rapporti con la durata universale non vi sono punto interessati. Tonsi tratta che di legislazione interiore del cosmo. Le sue relazioni esteriorisono le stesse; esso è sempre sospeso a Dio e dipendente da Dio come dalla sua prima concfo:ione. Quanto all'evoluzione detta creatrice, non dobbiamo lasciarci ingannare dalle parole. Un giorno Bergson m'ha ringraziato d'aver detto nella mia opera intitolata Dio o 1iulla: l'evoluzione bergsoniana non è un'evoluzione che crea: è un'evoluzione in cui c'è creazio11e. Non si tratta cli sostituirea Dio uno dei processi della sua opera, come se volessi sostituire al ghiacciaioun certo regime delle acque nel torrente. Si tratta di scegliere, tra i processidella natura, quello che meglio risponde all'esperienza e non è, secondo Bergson, un semplice svolgimento che parte eia un dato primitivo acquisito una volta per sempre, ma una vita ove c'è sempre del nuovo, come nelle invenzioni ::irtistiche dove i temi e le loro variazioni si succedono, senza che ci siano limiti c'a assegnare alle loro possibilità. Qui si tratta sempre d'un regime interiore. Le relazioni del cosmo, prese nel loro insieme, non ne sono punto influenzate. Tutto l'essere non è pertanto meno dipendente dalla sorgente dell'essere. Come se io dicessi che un uomo, il quale canta e compone come Mozart, sia meno figlio di Dio c1·unaltro che ripete punto per punto una canzone imparata. Nessuna difficoltà in questo. A parer mio, i'cvoluzione creatrice di Bergson vi aderiscecon piena convinzione; solo essa rende conto dei fatti e della loro multiforme sovrabbondanza. Ciò non m'impedisce punto di mantenere
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