RICORDO DI MICHELANGELO GUIDI una tradizione accusava lbn al-Muqaffa, mentre è da vedervi piuttosto una positiva apologia del Manicheismo. Questo problema, del resto, dei fermenti dualistici che serpeggiarono nell'antico Islàm, e della polemica teologica che questo vi contrappose, di tendenza e metodo dialettico mutazilita, interessò il Guidi per tutta la vita: dello stesso polemista antimanicheo egli si proponeva di pubblicare tutta una serie di altri trattatelli teologica che questo vi contrappose, di tendenza. e metodo dialettico musulmana, e a un lavoro preparatorio. del genere attendeva appunto allorchè fu colto dal male. Questi e molti altri problemi della religione çkl1'lslàm, tolta dal suo isolamento e portata in vivo contatto con il Cristianesimo e le altre correnti di pensiero e di fede del vicino Oriente, ebbero dal Guidi una magistrale esposizione d'insieme in quella che è stata giudicata forse la sua opera più matura e [clicc: la Storia appunto dell'Islàm, contribuita al grande trattato di storia delle religioni diretto dal TacchiVenturi; sono 130 pagine di una sintesi esemplare, densa e limpida insieme (non sempre riuscì al Guidi di essere limpido nella esposizione orale e negli scritti), ricca di idee originali e suggestive, frutto oltre che di ricerche e vedute sue personali anche di quelle del grande Nallino, che illuminano e rettificano punti essenziali dell'evoluzione dogmatica, giuridica e filo. sofica dell'Islamismo (accenniamo fra i tanti alla più rigorosa formulazione e interpretazione della dottrina teologica asharita sul problema del libero arbitrio, divenuta dottrina canonica per l'ortodossia musulmana), e inaugurano quella nuova valutazione della personalità di Maometto e dcli'« essenza.,, das Wesen, dell'Islàm, che il Guidi in altri scritti posteriori non si stancò di ribadire, e avrebbe avuto forse nell'ultima opera interrotta dalla morte il suo coronamento. Questa visione del Guidi sulle ~rigini islamiche, pur accogliendo i risultati delle più moderne indagini su quanto fu da Maometto mutuato alle due grandi fedi monoteistiche con cui venne a contatto (basti appena ricordare gli studi dello svedese Andrae sugli influssi dell'omiletica nestoriana), faceva, io credo, giustamente batter l'accento sul crogiolo amalgamatore di queste influenze, sul presupposto lor denominatore comune, immanente nella predicazione di Maometto: l'ethos arabo, la tradizione nazionale araba, riscattata dalle brillanti e tendenziose demolizioni del Lammens, e rivalutata senza ingenue esagerazioni ma con grande equità ed equilibrio, e con calda simpatia umana .. Queste idee egli ebbe, fra l'altro, a formulare in alcune conferenze belghe Sur quelques problèmes généraux de l'Orientalisme (1935), altamente suggestive per l'importanza degli argomenti e la finezza delle analisi: accanto al tema di cui parliamo, « le origini dell'Islàm e il suo posto nella storia della civiltà», vi è trattato quello ancor più vasto e preliminare su cc Umane-
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