Quaderni di Roma - anno I - n. 2 - marzo 1947

GIUSEPPE REVERBERI Un altro concetto che ha ricevuto yualche chiarificazione dallo studio della partenogenesi è quello dell'asserita, assoluta opposizione, tra natura sessuale femminile e natura sessuale maschile; ricerche moderne tendono ad ammettere che ogni cellula sessuale ha in sè, celate, le potenze del sesso opposto; e che essa può, quindi, con particolari condizioni, svilupparsi o in direzione maschile o in direzione femminile. Ciò è corroborato dal fatto che talvolta anche l'elemento germinale maschile può svilupparsi a modo di un uovo partenogenetico. Ciò è comune nelle alghe, nelle quali la distinzione morfologica tra il gamete maschile e quello femminile è molto tenue; ed eccezionale in qualche pianta superiore (Ochna, Chiarugi e Francini, 1930). Abbastanza recentemente (1940) Peyron ha descritto, nell'uomo, casi molto singolari di tumori testicolari : in questi tumori, infatti, furono rinvenute -delle formazioni organiche embrionali ben• differenziate (per es. i somiti); tale dato non può spiegarsi altro che ammettendo che una cellula germinale maschile, deviando dal suo destino, e assumendo il destino di una cellula uovo, si sviluppi partenogeneticamente. È questo il primo caso in cui nell'uomo si dà la dimostrazione della bipotenzialità delle cellule germinali: del loro potere, cioè, di differenziarsi tanto in senso maschile quanto in senso femminile.· Gli spermi sono troppo specializzati per potere originare da soli, come le uova partenogenetiche, un nuovo organismo. Tuttavia, con qualche artificio sperimentale, si può riuscire anche a questo: l'artificio consiste nell'offrire allo spermio, che è costituito quasi esclusivamente di sostanza nucleare, un po' di citoplasma. A tale scopo, si frammenta un uovo in due pezzi, si sceglie di questi quello che è costituito unicamente di citoplasma, e lo si offre allo spermio: lo spermio penetra, lo sviluppo procede, e l'organismo che nasce ha, com'era prevedibile, le caratteristiche paterne. 7. - Prima di terminare, vogliamo fare dalle esperienze di Pincus e Shapiro, esposte al principio di questo articolo, due rilievi. a) La probabilità di ottenere un animale vivo per sviluppo partenogenetico di un uovo di mammiferi, è molto bassa: la maggioranza delle uova attivate va, più o meno precocemente, in degenerazione; gli Autori sopra citati ebbero un solo nato vivo su 200 casi. Potrebbe pensarsi che quest'alta mortalità sia dovuta alla incongruenza o severità del trattamento adoperato: e potrebbe sperarsi di abbassarla con metodi più appropriati e più vicini a una fecondazione normale. Senonchè, si è veduto che la difficoltà di fare sviluppare, negli animali superiori, un organismo da un uovo partenogenetico, ha radici assai

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