Quaderni di Roma - anno I - n. 2 - marzo 1947

ti. D. SERTILLAKGES vano es5ere impossibile una creazione ex niliilo perchè tale azione non ;1vrebhr terreno ove prodursi, nè soggetto su cui applicarsi, scrive con molta calma: Tale obiezione suppone che la creazione sia un cambiamento, una mutazione, un passaggio. Proprio questo: un passaggio dal nulla all'essere. Ora, egli dice, la Geazione non è questo. La creazione non è un passaggio, non è un cambiamento, non è una mutazione, tranne che nel nos~ro modo d'intendere. Infatti, è proprio della natura del mutamento che una cosa sia prima così e poi in un altro modo. In certi casi è uno stesso essere, attualmente esistente, che si trova influenzato in maniera divers:i prima e dopo, come accade nei c::imbiamenti quantitativi, qualitativi o di luogo. In altri casi, si tratta d'uno stesso essere che prima è solo in potenza, poi in atto, come nei mutamenti sostanziali di cui il soggetto è la materia. Ma quando si tratta della creazione, dalla quale è prodotta tutta l;i sostanza delle cose, compresa la materia, non si può cogliere nessun elemento comune che potremmo dire trovarsi in due stati successivi - il che si verifica per la sola intelligenza - come se si dicesse che una stessa cos:i in origine non esisteva punto ed in seguito esiste. · Si avverte subito tutto quel che c'è di puramente concettuale nella pretesa successione d'un essere non esistente, sostituito dallo stesso essere esistente. Supposto nel reale, ciò è affatto assurdo; ma ci si sente l'invincibile illusione creata in noi dall'esperienza dei cominciamenti relativi, che partono sempre da qualche cosa per :irrivare a qualche cosa. Ora, siccome l'agire e il patire, l'azione prodotta e l'azione ricevuta, continua il nostro pensatore, s'incontrano nell'unica realtà del mutamento e ne differiscono solo secondo relazioni diverse, come dice Aristotele nella Fisica, se ne deduce che, eliminato il mutamento, restano solo, nell'essere creatore e in quello creato, relazioni diverse. Ecco dunque che la creazione, significata figuratamente e concettualmente come un'azione operante un cambiamento, vale a dire un passaggio, per opera di Dio, dal nulla all'essere, si trova ridotta, pel pensiero metafisico, a una doppia relazione reciproca: relazione dalla causa all'effetto da parte di Dio, relazione dall'effetto alla causa da parte della creatura. C'è inoltre che, siccome le relazioni di Dio verso la creatura sono anch'esse puramente concettuali, senza di che Dio sarebbe dipendente, e siccome tali relazioni sono un semplice effetto prodotto in noi dal bisogno di correlazione che la pratica c'impone (come se avessi un albero a destra e, spostandomi rispetto ad esso, dicessi poi che è a sinistra, sebbene non si sia mosso) resta in tutto e per tutto, per definire la creazione, una rela-

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