GIUSEPPEREVERBERI che la larva, prima ancora di giungere allo stadio adulto, cioè di insetto perfetto, che è lo scopo ultimo di ogni forma larvale, già si riproduce. Ulrich (1940), usando un mezzo nutritizio adatto e standardizzato, è riuscito a far riprodurre continuativamente le larve solo per via partenogenetica: l'esperienza è durata per otto anni e, in complesso, furono seguite ben 535 generazioni. In tutto questo spazio di tempo non furono mai notati, nel phylum, nè depressioni, nè abbassamento del potere riproduttivo, nè aumento di mortalità: ciò fa ritenere che se si prolungasse la esperienza per un tempo indefinito, i risultati non varierebbero. Da ciò deve anche concludersi che la riproduzione sessuata non è necessaria, come spesso si è affermato, per il mantenimento in vita di una specie. Per ciò che concerne, poi, la questione dei fattori responsabili del ciclo, Ulrich ha stabilito che essi sono di natura ambientale e non ereditaria: di ereditario, nel ciclo di queste larve pedogenetiche, non vi è che un certo numero di possibilità di sviluppo, e la capacità di reagire all'influenza dell"uno o dell'altro fattore ambientale con l'una o l'altra di queste potenze. 5. - La riproduzione per partenogenesi è ritenuta gcneralmente come un 'acquisizione nuova, fatta da qualche specie allo scopo di una migliore affermazione nella lotta per la vita. Questa asserzione, sebbene debba ritenersi valida solo per i casi dimostrati, ha in suo favore diversi argomenti. Così, per es., Vandel (1931) ha trovato che le femmine partenogenetiche di alcune classi animali posseggono, tra gli altri organi del sistema genitale, anche il ricettacolo seminale, cioè un organo che in altri animali serve a raccogliere e conservare gli spermi immessivi dal maschio nella fecondazione. Ora, quale può essere il significato di questi organi in femmine che si riproducono senza fecondazione ? Vandel ha supposto che esso abbia un valore storico, cioè che sia il documento residuo dello scomparso stato bisessuale della specie: col tempo, probabilmente, anche questo inutile rudero verrà a scomparire: la sua presenza sarebbe indice dell'origine piuttosto recente del ceppo partenogenetico. Un altro argomento in favore della stessa supposizione è dato dal fatto che, talvolta, in una successione ininterrotta di femmine partenogenetiche, compare improvvisamente, e come per sbaglio, qualche maschio. Tali maschi, però, di fatto non servono a nulla: e perchè le femmine non ne hanno bi~ogno, e perchè essi non posseggono neppure, o molto rudimentalmente, l'istinto di accoppiarsi. Quale può essere dunque il significato di questi maschi ? Non altro, sostiene Pattc:rson (1928) che quello di documentare la condizione bisessuale posseduta una volta dalla specie (« maschi atavici»). Si potrebbe trovare un altro argomento in favore della teoria che sostiene che la riproduzione per partenogenesi è il derivato di un primitivo stato bisessuale nei cosiddetti fenomeni di « pseudofrcondazione ». Si rin-
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