GIUSEPPE REVERBERI noscenza che i pidocchi delle pi:mte, o Afidi, si riproducono principalmente con tale sistema; da allora in poi, gli studiosi annunciarono sempre nuovi casi di riproduzione partenogenetica, e del fenomeno si studiarono, col tempo, le cause che lo producono, il meccanismo citologico con cui si svolge, gli esiti e la stessa evoluzione. Con la possibilità, infine, di provocare sperimentalmente lo sviluppo partenogenetico, s'aprì nel libro della biologia moderna uno dei capitoli più belli; che, attualmente non ancor chiuso, s'arricchisce giorno per giorno, specialmente per opera della Genetica, di nuove e attraentissime pagine. 3. - Richiamiamo, innanzi tutto, la vecchia osservazione che fece, per il primo, nelle api, un modesto curato della Slesia, di nome Dzierzon: la sua osservazione è onorevolmente menzionata da tutti con la denominazione di « legge del Dzierzon ». Essa si enuncia in questo modo: dalle uova dell'ape regina possono nascere tanto femmine che maschi; le femmine, però, derivano solo da uova che sono fecondate, i maschi, invece, da uova vergini. Per comprendere come avvenga ciò, bisogna dire che l'ape regina, nel suo volo di nozze, riceve una volta per sempre un'ampia provvista di spermi, che essa raccoglie e conserva nel ricettacolo seminale; 1'uovo, nell'atto della deposizione, passa dinnanzi al ricettacolo seminale, e a seconda che questo, per il giuoco di un muscolo volontario, s'apre o si rinserra, è fecondato o no. I maschi nascono, dunque, da uova non fecondate: di conseguenza essi non possono avere altro che le caratteristiche specifiche materne. Di fatto essi posseggono un solo lotto di cromosomi (materni): le femmine, invece, posseggono due lotti di cromosomi (materno e paterno); si indica questo fatto, biologicamente molto importante, col dire che i maschi sono « aploidi », le femmine « diploidi ». La legge del Dzierzon, oltre che per le api, vale anche per altri animali: dobbiamo dire però, che fino a tutt'oggi non si comprende bene perchè un individuo aploide, negli animali che seguono questa legge, debba essere necessariamente maschio, e perchè un diploide debba essere necessariamente femmina. Al contrario, in altri organismi, le uova non fecondate dànno sempre, e necessariamente, delle femmine: per un meccanismo speciale però, che qui non si può spiegare, queste femmine vengono a possedere il numero diploide di cromosomi, cioè due stocks equivalenti (naturalmente essi sono di origine esclusivamente materna). Talora questo è l'unico modo di riproduzione, e allora la specie è costituita solo di femmine. In qualche caso, però, la specie partenogenetica porta ancora il ricordo dei maschi: così, per esempio, è nota una specie di grosse cavallette (Saga-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==