Quaderni di Roma - anno I - n. 2 - marzo 1947

LEGALITÀ E DEMOCRAZIA NELLA TRADIZIONE ITALIANA 151 legge. E riecheggiano frequentemente nel nostro Medio Evo le parole con le quali Cicerone aveva scolpiti, da par suo, i grandi pregi della certezza del diritto e la funzione politica del principio di legalità: « Legum ministri magistratus, legum i11terpretesiudices, legum denique idcirco om11es servi sumus, 11tliberi esse possimus ». « La legge è un magistrato muto - scriveva ancora Cicerone - e il magistrato è la bocca della legge )>. Sono queste le espressioni stesse che ritroviamo nel Montesquieu, che tali grandi principii ribattezzò alle soglie dell'età Qontemporanea. Lo stesso richiamarsi di questi grandi nomi attesta la vitalità dei principii che si sono venuti qui illustrando, e che ebbero per la prima volta pieno cd indiscusso vigore da noi nell'età comunale; soffocati poi appunto da quei regimi dispotici, il cui avvento, nel XIV e XV secolo, oppresse e distrusse le nostre gloriose autonomie comunali. Va declinando allora il Medio Evo; e con esso declinano anche quei principii, che, come si è detto, completano e coronano mirabilmente quello di legalità e di democrazia. La proclamata autosufficienza dell'uomo. fatto, nel Rinascimento, orgoglioso centro dell'Universo, e ritenuto libero dai legami che gli derivavano dalla concezione dualistica del mondo e dall'idea del trascendente; il disprezzo verso freni che fossero imposti dall'alto alla libera attività dell'uomo, portarono l'età moderna a negare la superiorità della legge naturale su quella umana; a negare il principio che il Medio Evo ripeteva con S. Agostino: la legge è tale soltanto se giusta; è vera legge cioè soltanto quella che corrisponde sostanzialmente agli eterni principii morali. Forti di questo canone fondamentale, avendo fondato su queste salde basi il loro edificio costituzionale, gli uomini dell'età del Comune non avevano costruito sulla sabbia. Il principio democratico, da essi concbmato ed attuato, non era la pura enunciazione di un assoluto e arido potere della maggioranza del popolo di dettare la legge valevole per tutti. Scriveva a quel tempo Bartolo che anche una deliberazione popolare può essere tirannica, cioè andare contro la giustizia: perchè in questo consiste la tirannide. E soltanto se rispetta la giustizia, la democrazia è vera e buona democrazia. Soltanto così, dunque, il principio di legalità, strettamente congiunto a quello democratico, è garanzia sostanziale dei veri diritti e delle libertà dei cittadini. Qui è certamente l'insegnamento più profondo che noi possiamo ricavare da questa età, alla quale si deve rivolgere la nostra attenzione, non mossa da puro amore di erudizione, ma animata dalle cocenti istanze dd n,,stro mondo tormentato. UGO N1cOLINI

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