Quaderni di Roma - anno I - n. 2 - marzo 1947

LA CRITIC.\ BERGSONIANA E LA CREAZIONE EX NIHILO 103 c'•~t :, nulla ? Che cos'è questa durata vuota, questa pura attesa che non ha alcun supporto ? Evidentemente si tratta solo d'un gioco di fantasia o d'un gioco di concetti. Noi applichiamo le nostre categorie mentali a qualche cosa che non ha più nul_laa che vedere con esse. Dal fatto che una cosa òella nostra esperienza può esser prima questo e poi quello, prima assente dalla realtà delle cose e poi presente, noi concludiamo che l'universo nel suo insieme può essere prima inesistente e poi esistente, prim:1 nulla e poi essere. Ma questo è un puro gioco di fanciulli. Noi trascuriamo di tener presente che non si può parlare d'un principio assoluto di tutte le cose come si fa d'un principio particolare nel corso delb durata attuale. Un principio assoluto non ha nulla che lo prececla, neppure il nulla che non è nulla. In questo caso non c'è precessione, il che supporrebbe un'esistenza. Per quanto la cosa possa sorprenderci, non abbiamo il diritto di dire che il mondo, prima d'esistere, non esisteva. È questo prima che non esiste. Il mondo, dunque, non è passato dal nulla all'essere. Per passare, essQ avrebbe dovuto già essere. Il mondo non è punto divenuto e non è un divenire che spiega la sua attuale esistenza. Non è accaduto nulla. Non vi è nessun avvenimento, nessun fatto nuovo, nessuna successione di stati. C'è, è vero, un primo stato del mondo, almeno nell'ipotesi del tempo finito, che è l'ipotesi da noi esaminata per prima, ma non è uno stato 1//10110, poichè non ve n'è alcuno cui paragonarlo. Ancora una volta, non è accaduto nulla. Come potrebbe avvenire qualche cosa nel nulla ? Il nulla non è 11ncampo d'azione, non è un ricett~colo. È soltanto il rifiuto da parte d'uno spirito pensante, d'ammettere qualche cosa. Pura negazione, insomma, cui non risponde alcuna positività. Allora, che cosa dire delle espressioni correnti, or ora ricordate ? Che dire del linguaggio bibiico dove tali espressioni si trovano dappertutto ed anche del linguaggio dei teologi, che non esitano, fossero anche pensatori profondi, a. usare un vocabolario che riconoscono affatto deficiente ? È semplicissimo. li vocabolario non è fatto per simili immagini. La nostra esperienza è costituita dal relativo e il linguaggio la r:ispecchia; òico il linguaggio e a·nche i concetti usati dal nostro linguaggio interiore. Ma non occorre che ciò passi nei nostri giudizi. La cosa è ben diversa. Quando dico che il sole sale all'orizzonte, non ritengo che il sole si muova; indico con ciò indirettamente il movimento della terra. Allo stesso modo, quando si tratta delìa creazione, tutti si esprimono correntement~ nella maniera già detta, ma, se l'ignorante s'inganna lasciandosi trasportare dall'immaginazione, il pensatore riflette e tiene. conto di quel che c'è <liunico in un problema riguardante la primissima origine delle cose. Così s. Tommaso d'Aquino, rispondendo a coloro che gli obietta-

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