Quaderni di Roma - anno I - n. 2 - marzo 1947

LA FINE DEL MACHIAVELLISMO 139 una civiltà, è anche ciò che distrugge il patrimonio e l'eredità comune che ho descritto: è da una parte il machiavellismo, e dall'altra l'ipermoralismo. Tutti e due divorano come vermi roditori la· sostanza vivente interiore, sociale ed etica, da cui dipendono il successo e la prosperità duraturi della comunità, come divorano anche quella giustizia politica che costituiscela rettitudine morale, la principale virtù morale e l'« anima » stessa delle società umane. Così è superata l'antinomia, la divisione mortale creata tra l.:etica e la politicasia dai machiavellisti che dagli ipermoralisti: perchè la politica è essenzialmente morale, e pcrchè l'etica è essenzialmente realista, non nel senso di qualche Realpolitik, ma in quello della piena realtà umana del bene comune <•>. Non ignoro che se questa antinomia, che è stata il flagello della storia moderna,dev'esser superata in pratica e non soltanto in teoria, ciò avverrà solo a condizione che una specie di rivoluzione si produca nella nostra coscienza.Machiavelli ci ha fatto prender coscienza di ciò che sono di fatto i costumi politici correnti dell'umanità. Su questo punto aveva ragione. È questa una china naturale che l'uomo che si sforza di vincere la dissociazione, l'uomo dell'unità, deve risalire. Una china del resto è fatta perchè la si risalga. Come ha sott~lineatÒBergson, una democrazia ( 1 ) Parbndo dc-I dualismo tra :azione politic:1 e azione mor:ile. Benedcno Croce scri,·c: "C.onSc:• ~ucnz:i di <1uc!>tOclu:ilismo è, in primo luoj:?O, il volg:uc giudizio che la JX>litic:1loia una trisrc nccessit:ì (vol~are giudizio che taluni filosofi hanno innah,:uo all'empireo delle loro speculazioni. facendo clclla JX>litica e dello Stato un espediente pro, .....isorio e una condizione tr:rnsitori:1 dd g:cncrc um2no): e, in S<.-condoluogo. la sequela dcUc illogiche scntcn7~ onde si allcrm:1 cht' hi~na far t:11\'o!ta il male per SC"r\'ire il bene. che il fine morale giustifica il mez1..o immor:1lc, che ahr:1 C l.1 morale pri\'ata e ;,ltra la morale pubblica, che impossibi!e è for politica e serbare pure le m:ini. d1c nell'interesse dello St:ito si deve all'occorrenza non osservar la fede tlat:1 o compiere :issas~ini c- altri delitti. Illogiche, pcrchè b nostra umana coscienza ci grida elle in nessun caM:> è kci10 rr•mpcrc l:1 fede o commettere as;..,\sinamcnti; che non e"è una mora!c in c:1\.1 e una in piazza; clu: 110n si può fare il m:tlc per oucnc.·rt· il bene. come K m:tk: e bene fos)C"ro merci cb -.cambiare: cl,c k mani debbono M:rh:H~i pure; che la qualità del mezzo e c1uclh del fine non debbono contrast;m:. E s:1rcbbc d:i chjamarle, peggio che illogiche. turpi, se non ci sov\'cnis~e che c~sc si ritro\•ano t:1lor.1 perfino sulle bbbra di uomini come Federico di Prm.sia e C.,millo di Ca\'our. cd e,primono allc,r 1 !a inj.!cnua :tngosci:t che si pro\·a nelrc~guirc azioni. delle quali si sc:nte b r:azionale nt-ccssit:ì e chl· rn11:n·i:1non si ric~c ::icl adagiare.· nc.-gli schemi <Id.e dottrine profcss..1tc, a segno che i loro stc .... 1 .nitori ne di:,,co:,,tano le loro pt•r:,,onc dopo ;1\'erlc compiute, e lrcpiclamcntc se ne accu):1110, o Jll' b!>Ci:moJ·cM:lusi,•a rc,potu~1bilità a Dio. che li ha messi in tali strcltc eia do\'cr brc quello che han f.!lto •· (B"un.n·o Car,c•. Efrmnui di politira. H.,ri, L,1crz.:1. 1925. pp. 8-9). Ma per superare ljUl~to du:tfo,mo non h:1)t;1 certamente aggiunJ:crc: 1t ••• il \'ero è che se. ncllJ maggiore chiarczz.1 tld,a coscicn;,_, morale. )i è :1ffermatu 1u..-ccssariocsc:guirc quelle azioni (m.-ccssario, ben s'i111enclc, non per soddil>forc l:i propria :-etc di potere o altra pri,•ata ambizione e passione. nè per abito di rozzczz:1 l' ddinqucnz:1, ma per l:l s:icra tutela. per l'accrescimento o pcl risor_giml·nto dclJa patria), esse non possono C)serc nè m:tncamC"nti cli ft."tic. nè asussinamenti nè altra son:a di bricconate o di nl3h-at,:iti... -. {RE'-tur1To CaocE, Elrmr111i di Politù-11. Bari. Latcrza. 1925, pp. 9-10). Una perfidia, uno ~pcrgiuro. un as)aS!<.inio l!Ono per M'. )tC!!tSC cattÌ\'C :1zioni. e se un atto è per sè stesso un:. perfidia. uno !!tJ>Cq,:;iuro. un :1,~:1M1inio.non è rn:ti \"Cro dire che ~ stato " nccc)Sarìo di e:-c~uirc quella :izionc ,1. lo~"· :1nchc .. J>l'f la ,_;1cr:1lulcl:1. pc.•r1":1ccrcM:imcn10o p(') ri..or,gimcnto dc.~.1:1patria 11,

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