Quaderni di Roma - anno I - n. 2 - marzo 1947

JACQUES MARITAIN che noi prendiamo, balbettando, del governo divino delle cose create. La prima risposta che viene alla mente di un metafisico cristiano consiste nell'affermare a priori che i frutti naturali del bene e del male non mancano mai, che il frutto della giustizia e quello dell'ingiustizia non sono mai ostacolati: ciò che sembra, d'altra parte, evidente· se è vero che la giustizia di Dio non può essere frustrata. Perchè gli Stati e le nazioni non hanno un destino immortale, non soltanto le sanzioni meritate dai loro atti raggiungono gli uomini nel tempo e sulla terra, ma devono farlo in maniera assolutamente infallibile. Considerando il problema con più attenzione, credo tuttavia clv: questa risposta risulti da una sorta di proiezione indebita di considerazioni dipendenti dalla teologia su soggetti metafisici, in ragione della quale viene attribuita alle cose che appartengono al tempo e alla storia, la fermez;i;a assoluta propria delle cose dipendenti dall'eternità. È perfettamente vero che la giustizia di Dio non può fallire riguardo al destino immortale di ogni persona umana, destino che si adempie di fatto, secondo la dottrina cristiana, nell'ordine soprannaturale. Sarebbe tuttavia arrischiato concepire la giustizia divina che regge il destino storico delle società umane sul modello di quella giustizia divina che regge il destino supra-storico della persona umana. La nozione di giustizia si verifica nell'uno e nell'altro caso in maniera analogica. La giustizia supra-storica non può fallire perchè essa tocca degli agenti morali - le persone umane - che arrivano al loro stato finale al di sopra del tempo. Ma la giustizia storica che agisce nelle società umane tocca degli agenti morali che non arrivano ad uno stato finale: per le società umane non c'è una sanzione finale; le sanzioni abbondano per esse durante tutto il tempo e si mescolano, ad ogni istante, alla loro attività continua e mutevole. Spesso il frutto di un 'antica ingiustizia appare in una data società nel momento stesso in cui si produce in essi un risveglio della giustizia. Al tempo stesso appare che queste sanzioni in divenire non godono dell'assoluta necessità legata all'immutabilità di un compimento ultimo ed eterno. Ciò che ci sembrava evidente per se stesso, un momento fa, ora non lo è più. È possibile che nel caso delle società umane, le fruttificazioni naturali del bene o del male qualche volta abortiscano. Le sanzioni meritate dagli atti delle nazioni e clegli Stati devono raggiungere gli uomini nel tempo e sulla terra, ma non è necessario che lo facciano in modo infallibile e che ciò avvenga sempre. Considerate la civiltà dei popoli dell'Atlantide leggendaria. Le azioni politiche buone o cattive di quei popoli tendevano per se stesse a port,rre il loro frutto e a dar luogo alle loro sanzioni naturali. Sì, ma quando l'Atlantide è stata inghiottita dall'Oceano, tutti questi frutti a venire sono stati radiati dall'esistenza insieme con i popoli e con la civiltà c!a cui

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