Quaderni di Roma - anno I - n. 2 - marzo 1947

LA FINE DEL MACHIAVELLISMO 131 IV. La struttura specifica dell'etica politica. - Arriviamo così al terzo punto: la delucidazione di qualche problema particolare riguardante le relazioni della politica e della morale. Come ho detto prima, la realtà politica, sebbene principalmente morale, è, per essenza, morale e fisica ad un tempo come l'uomo stesso, ma diversamente da lui, perchè non ha un'anima sostanziale immortale .. Le societàsono organismi in continua crescenza, come immensi alberi o come madreporeche abbiano al tempo stesso vita umana e morale. E nell'ordine al quale appartengono, quello del tempo e del divenire, la morte è naturale; le comunità umane, le nazioni, le città, le civiltà,sono per natura mortali,e muoiono per sempre come quelle madrepore di cui parlavo poco fa. La loro nascita, crescita e decadenza, la loro salute, le malattie, la morte dipendono da condizioni fisiche fondamentali; le qualità specifiche del comportamento morale vi hanno una parte essenziale e si mescolano a questecondizioni fisiche le quali tuttavia sono preesistenti. Così l'imprudenza e l'intemperanza possono affrettare la morte di un uomo; la padronanza di sè può differirla, ma in ogni caso quest'uomo morrà. La giustizia e le virtù morali non aboliscono le leggi naturali dell'invecchiamento delle società umane, come non impediscono ai cataclismi fisicidi distruggerle. In che senso, allora, sono le forze principali di conservazione e di durata delle società ? Nel senso che esse costituiscono l'anima stessa della società, la sua forza interna e spirituale di vitalità. Una tale forza non assicura l'immortalità alla società, così come la mia anima immortale non mi preserva dalla morte. Una tale forza non è una entelechia immortale perchè non è sostanziale; tuttavia, in quanto spirituale, è di per se stessa indistruttibile. Corrompete questa forza e voi introdurrete un principio interno di morte nel cuore della società. Mantenetela cd accrescetela, e rinforzerete il principio interno di vita nella società. Supponete una società umana martellata, oppressa, schiacciata da qualche calamità naturale o da un nemico potente; fino a che esiste, se conserva entro di sè la giustizia, l'amicizia civica e la fede, c'è in essa una speranza reale di risurrezione, una forza che tende per se stessa a farla vivere, a prendere il sopravvento e a trarre profitto dal disastro; perchè nessun ordigno schiacciante può distruggere questa forza immateriale. Se invece una comunità umana perde queste virtù, il suo principio interno di vita è invaso dalla morte. Bisogna dire quindi, come notavo un momento fa, che la giustizia e la rettitudine tendono per se stesse alla conservazione degli Stati e a un mccesso reale a lunga scadenza; mentre l'ingiustizia e il male tendono per se stessi alla distruzione degli Stati e a un fallimento reale .a lunga scadenza.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==