128 JACQUES ~lARITAIN È quindi vero che, poichè la politica è cosa intrinsecamente morale, la prima condizione di una buona politica è quella di essere giusta. È anche vero, al tempo stesso, che di regola la giustizia e la virtù non ci conducono al successo in questo mondo. Ma l'antinomia è risolta perchè, da una parte, il successo in politica non è il potere materiale, nè la ricchezza materiale, nè il dominio del mondo; ma il compimento del bene comune, con le condizioni di prosperità materiale che esso implica. E pcrchè, d'aitra parte, queste stesse condizioni di prosperità materiale - per quanto terribili possano essere le prove imposte ad un popolo dalle esigenze della giustizia - non sono e non possono essere esposte al pericolo o a!la distruzione dall'uso della git1stizia stessa, se si tiene conto della durata storica e se si considera l'effetto specifico di questo uso ddla giustizia, in sè stesso, indipendentemente dall'effetto degli altri fattori in giuoco. 1on voglio dire che Dio premia i popoli giusti con le benedizioni dei trionfi militari, degli ingrandimenti territoriali, dell'accumulamento della ricchezza o del profitto infinito negli affari: simili valori sono secondari, e talora nocivi al bene 'comune politico. Anzi, se è vero che la vita politica dei popoli può essere permeata, nel suo ordine, delle inÀucnzc cristiane, può accadere che una nazione cristiana debba subire, in una certa misura, la stessa legge delle prove evangeliche, e debba pagare una certa abbondanza di progresso spirituale o culturale a prezzo di certe debolezze cd infermità della sua attrezzatura terrestre. Tale fu il caso deli'ltalia del Medio Evo e del Rinascimento: mai essa conobbe più splendida civiltà che ,ill'cpoca in cui il potere dei papi, come Machiavelli si compiacç sottolineare, le recava debolezza e sofferenza in quanto alla sua unità politica. E non voglio dire neppure che uno Stato fedele alla giustizia politica sia, solo per questo, protetto contro la rovina o la distruzione. Ciò che voglio dire è che, in caso di una simile calamità, la causa vera della rovina o della distruzione non è mai l'uso della giustizia. Ciò che voglio dire è che secondo l'ordine stesso della natura e delle leggi naturali in materia morale, che è la giustizia naturale di Dio, la giustizia e la rettitudine politiche lavorano a fruttificare, alla lunga e per ciò che riguarda la loro propria legge d'azione, in frutti di progresso per il vero bene comune e per i valori reali di civiltà. Tale fu il caso della politica di s. Luigi IX, sebbene egli sia stato battuto in tutte le sue imprese di crociata. D'altra parte, le ingiustizie politiche, i tradimenti politici, la cupidigia politica, l'egoismo o la vigliaccheria, lo sfruttamento dei poveri e dei deboli, l'ebbrezza del potere, della gloria o del proprio interesse, - o quella specie di abilità politica che consiste, come mi diceva candidamente un professore di politica internazionale qualche anno fa, nell'usare ]'adu-
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