Quaderni di Roma - anno I - n. 2 - marzo 1947

ROMANZI DI PJ(ETI 12f che in prigione, forse nell'arena, con quelli che confessano il Salvatore degli uomini e osano soffrire e morire per il suo nome. E ora addio. Vi affido alla sua custodia e a quella de' suoi santi martiri ». Ed ecco che si scatena la persecuzione. Non è, da principio, una persecuzione legale, ma un moto di popolo. I magistrati locali, nel dubbio che in quel continuo mutar di corone succedesse a Dccio un sovrano incline a riprendere la sperimentata politica di tolleranza, s'eran prudentemente guardati dal sccondare lo zelo anticristiano dell'imperatore. M:i un'immane sciagura. s'è abbattuta sul paese: una prodigiosa invasione di cavalletteha messo a sacco le campagne della fertilissima provincia e provocato una carestia quale non s'era ma; vista. La plebaglia, aizzata da oscuri mestatori, attribuisce il flagello ai sortilegi dei cristiani, e la caccia all'uomo incomincia e dilaga con un crescendo spaventoso. Callista, avvertita che Agcllio è ricercato dai persecutori tumultuanti, corre da lui per prevenirlo. Ma Agellio è già in salvo, e nella casetta di lui c'è soltanto un prete cristiano, che ha assistito il giovane agricoltore durante una grave malattia e ne ha ritemprato con l'alta parola le vacillanti forze morali: è, come poi si saprà, per l'appunto Cipriano, vescovo di Cartagine. Il dialogo platonico che corre per tutto il libro, è interrotto soltanto da episodi pittoreschi e da pezzi descrittivi qualche volta anche troppo brillanti (gl'incantcsimi della fattucchiera rnadre di Agellio e di Giuba, ripresi da Orazio e da Lucano, l'invasione delle cavallette, la bestiale sommossa); il dialogo platonico, dico, che già vedemmo svolgersi tra Agcllio e Callista, era stato riannodato d;1 Cipriano dura1ite l'assistenza ad Agellio convalescente. Ora riprende tra Cipriano e Callista, cd è qui che Newman ci µppare nella sua vera figura di catechista poeta. Un grande ecclesiastico inglese, che non amava Newman, il cardinal Manning, giudicò Callista « opera freddamente intellettuale"· Non diversamente Rossuet, che non amava Fénclon, aveva dato del Telemaco un giudizio del tutto negativo. Ma nel giudizio che Manning diede di Callista qualche cosa di vero c'è senza dubbio. Con quell'alternanza di pezzi pittoreschi e di dialoghi catechistici il romanzo si rivela costruito con un certo freddo artificio piuttosto che concepito come un vivo organismo poetico. E freddi e costruiti, sempre pencolanti verso l'astrazione intellettuale, ci appaiono le figure principali, Agellio, Callista, Cipriano - se li paragoniamo ai personaggi di Shakespeare, di Stendhal, <li Tolstoi. Ma non a questi poeti si può pensare leggendo Newman, bensì, lo ripeto ancora una volta, a un poeta come Platone. Poichè dunque non di romanzo si tratta, ma di dialogo poetico, dirò brevemente che la vicenda si chiude con la conver~ione e il martirio di Callista e col pieno ritorno di Agellio al fervore della vita cristiana. Additerò invece, ma solo per rapidi cenni, quel che nel dialogo consuona alla

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