ROMANZI DI PRETI 117 fece per l'uomo tutto ciò, era veramente Dio». La catechesi della schiav:.t è così :il suo termine, e il nobile dialogo platonico può chiudersi con questo sillogismo sublime, da cui rimane nobilitato l'intreccio stesso del racconto. La Fabiola fu pubblicata nel 1854. Due anni dopo uscì la Callista cli Newman. Ma tra le due pubblicazioni non c'è probabilmente alcun rapporto, pnich~ Newman aveva incominci~.to il suo racconto fin dal 1848, scrivendoanche lui « i11 horis subsicivis " e non dando a questa sua attività cli narratore maggior importanza che a un geniale « otium ». I due romanzi, del resto, son differentissimi quanto all'intreccio, semplice in Callista mentre è avventuroso in Fabiola, e differentissimi quanto al modo d'interpretare e rappresentare gli avvenimenti storici. Se l'intent'l apologeticoporta Wiseman a mitologizzare la storia, proiettando sui personaggi cristiani un lume celeste e addensando su quelli pagani l'ombra più fosca,così che il conAitto fra l'Impero romano e la Chiesa ci appare quasi come una battaglia tra angioli e diavoli, Newman ha invece un così vigilesensostorico che non gli permette di attribuire ai cristiani dei primi secoliabitudini e sentimenti propri dei secoli più maturi, e ha d'altra parte tanto buon senso da riconoscer nei pagani, anche là c!ovesono strumenti di persecuzione,moti cli umanità e di pietà. « A quei tempi - osserva a certo punto a proposito cl'una richiesta cli matrimonio che sta per esser fatta - i cristiani avevano troppa semplicità e i pagani troppo poca vera delicatezzaperchè i~clugiasseronelle squisitezze dell'amore moderno, per lo meno quale lo vediamo nei romanzi: riteniamo perciò che l'uomo e la donna di cui parliamo saran giudicati o meschinamente prosaici o piuttosto semih:irbaridagli adepti di quella che si chi:ima la civiità europea ». E più in là, nel processo fatto all'eroina del :ibro convertita al cristianesimo ,. perciò ferma nel rifiuto di sacrificare al Genio dell'imperatore: « I giudici si guardarono tra loro come per dire: l?. la solita storia: qucll'ostinanatezza odios:1,incsHlicabile, che non vuol cedere nè alla ragione, nè al senso comune, nè aUa convenienza, nè :illa paura ». Questi giudici non sono i feroci persecutori che nella Fabiola han troppo spesso un cipiglio di tiranno da teatrino: noi riconosciamo in loro elci fratelli cli Don Abbondio, o piuttosto degli antenati, poichè di Don Abbondi chi sa quanti cc n'erano anche nell'antichità, come cc ne saranno, ahimè, fino alla con-. mmazione dei secoli. La persecuzione che serve cli sfondo al racconto cli Ntwman è quella promoss:1dall'imperatore Decio, e il romanziere ci fa assistere al contraccolpo che-essa ha nel!'Africa romana, e j)ropriamcntc nella cittadina numidica di Sicca Veneria. I cristiani che Newman ci presenta non sono punto idealizzati. La lunga pace succeduta alle ultime persecuzioni ne ha infiacchito la libra. In Africa come da per tutto, ma più ancora forse là
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