112 PIETRO P,IOLO TROMl'EO la sua delicata eticità, per il suo cristianesimo vivo e operante, Fénclon è ben più vicino al Manzoni, che nel modo di narrare e di rappresentare si apparenta invece a Walter Scott. E più ancora, per quel soffio di platonismo cristiano che circola nel suo romanzo o poema, Fénelon è vicino al Wiseman di Fabiola e al Newman di Callista: a Newman soprattutto, così greco anche lui. Romanzi di preti, dirà qualcuno che pensa alla mitra arcivescovile di Fénclon e alla porpora cardinalizia di Wiseman e di Newman. Romanzi di preti, precisamente .. Accettiamo senz':tltro la formula, di cui tra qualche minuto daremo ragione. Ma prima mi si consenta una digressione brevissima. li romanzo storico d'ambiente antico romano ha avuto nell'Europa ottocentesca una rigogliosa fioritura. Ancora impigliato nelle forme del poema epico tradizionale (come voleva il gusto aulico di Chateaubriand), nasce in Francia, coi Martiri, agl'inizi del secolo. Bulwer Lytton, cogli Ultimi giomi di Pompei, lo immette nel solco aperto da Walter Scott. Un ministro anglicano, Kingslcy, lo volge con la sua Ipazia a rappresentar<.: il fanatismo religioso. Vv'iseman e Newman ne fanno il romanzo di preti di cui stiamo per dire. Felix Dahn, con la Battaglia per Roma, lo allarga a urto e conAitto di razze. \1/alter Pater lo renanizza squisitamente nel suo Mario l'epicureo. Dall'Europa occidentale e centrale passa all'Europa orientale, e di là, alla fine del secolo, ci ritorna nell'opera cli due slavi: il polacco Sicnkiewicz, che nel popolarissimo Quo vadis? riprende la tradizione della Fabiola, cioè della finzione avventurosa a fine apologetico, ma con ben altra abilità narrativa e destrezza combinatoria; e il russo Mcrezkovskij, che nella Morte degli dì:i si ricollega allo storicismo rcnaniano di \1/alter Pater, non senza bravura, ma con un refe ak1uanto più grosso. Opere, queste, e altre se ne pòtrebbero ricordare, cli differcnt<.: valore artistico senza dubbio ma, tutte, insomma, di portata europea. Da noi, invece, il romanzo storico d'ambiente romano antico restò accantonato in provincia. Anche quello d'un uomo n'ingegno: La giovine.~za di Giulio Cesare dello scapigliato Giuseppe Rovani. Opera provinciale è senza dubbio il Tito Vezio cli Luigi Castcl!azzo, come provinciali sono lo Spartaco e gli altri romanzi storici cli Raffaello Giov:ignoli. Provincia e, qualche volta, collegio. Un candor collegiale hanno infatti i racconti della baronessa Antonietta Klitsche de la Gr.inge, dei quali più d'uno, tarda progenitura della Fabiola, d'argomento romano: Il 11avicellaio del Tevere, Ottavia . .. Ripensando a questi innocenti racconti, su cui da bambino mi son commosso e forse ho pianto, sento quasi il bisogno di chieder perdono alla memoria della buona signora, che ho conosciuto nella sua vecchiaia, per l'impassibilità con cui faccio il mio mestiere di storico. Ma è
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