ROMANZI DI PRETI li romanzo storico è nell'Ottocento una forma nuova o quasi nuova. E s'intende che abbia avuto così gran favore in un secolo in cui il senso storico s'è anelato via via allargando, approfondendo, affinando, e in cui d'altra parte, caduti in discredito gli schemi accademici della così dett:t epopea, gli scrittori si son volti di preferenza a un modo di narrare, quale c-ssivedevano nel romanzo, non consacrato dagli esempi illustri dell'antichità classica, e però sfuggito alle maglie dell'accademismo classicizzante. S'intende che poi ognuno narrava come poteva e ~apeva, e così ognuno si poneva dinanzi alla storia secondo il suo proprio punto di vista e, meglio ancora, secondo il suo proprio modo di sentire. I raggruppamenti son sempre pos~ibili, fra scrittori nati nella stessa etii: ma questi raggrupp:11nentivengono a sciogliersi per dar luogo ad altre associazioni e dissociazioni, quando chi osservi si renda ben conto di nuove e più vere somiglianze e dissomiglianze. Si possono, per un esempio, raggruppare Chateaubriand e Manzoni in quanto assertori tutti e due della verità cristiana. Ma diversissimo poi è il loro modo di narrare e di rappresentare, come diversissimo è il loro modo di sentire il cristianesimo. Il modo di narrare e di rappresentare di Chateaubriand è più o meno quello che più d'un secolo prima aveva seguìto Fénclon. La prosa dc' suoi Martiri è nel filo di quella del Telemaco. Prosa-poetica, ricca di letterarie perifrasi, fitta di similitudini. classicheggianti. E il tono, più che di romanzo secondo la comune accezione di questo termine, è di poema epico, con descrizioni di tempeste e di battaglie riprese da Omero, da Virgilio e magari da Lucano e adattate al gusto Empire, come in Fénelon erano adattate al gusto o a certo gusto Luigi XIV. Ma la sensuale malinconia di Chateaubriand, la sua torbida e inquietante religiosità, e quel suo morbido egotismo che lo porta a veder nella storia una collezione d'aggetti rari o patetici e che fa di lui il primo dei decadenti - tutto ciò insomma che indusse Sainte-Beuve a definirlo "un epicureo dall'immaginazione cattolica» - non permette un ulteriore avvicinamento dell'autore dei Martiri all'autore del Telemaco. Per
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