NOTE l)J CRON:ICA 97 buna del Popolo). E neppure sarebbe avviato così bene l'incremento della biblioteca di storia dell'arte contemporanea annessa alla Galleria di Valle Giulia. E si aggiunga, come massima prova di quel che si viene qui dimostrando, che soltanto un clima culturale come quello d'oggi può giustificare il successo di quella ,, Mostra didattica» (Galleria d'arte moderna) composta di sorprendenti riproduzioni e colori <li quadri francesi da Renoir a Picasso, e americani; fu inaugurata, nell'aprile scorso, da una conferenza-lezione di Lionello Venturi e il pubblico gremì la sala. Dunque, si può concludere che oggi gli studi sono in netto vantaggio sulla pura produzione artistica. E mi pare consequenziale, tutto ciò, all'intensità degli studi di critica d'arte, al cresciuto divulgarsi dei metodi scientifici, al diffondersi sempre più vasto degli interessi filosofici sull'arte, durante gli scorsi decenni. Mai, del resto, come nei tempi recenti, l'arte ha avuto bisogno di «spiegazione»; ciò che, se non giova all'arte in senso stretto, raffina, senza dubbio, l'attitudine alla critica, cioè al gusto per l'indagine e l'apprendimento intellettuale. """ Su questo stesso piano è da porsi l'attività - invero lodevolissima - per il restauro delle opere danneggiate dalla guerra. Si legga il catalogo della Mostra dei frammenti ricostituiti di Lorenzo da Viterbo (maggio 1946) a cura del Direttore dell'Istituto centrale del restauro; e si ricordi da quali premesse teoretiche e scientifiche tali restauri procedono. Anche quella che, fino a pochi anni fa, era chiusa nell'empirismo, oggi è divenuta opera critica, filologica; il restauro come analisi dell'opcr:i d'arte supera i limiti stessi della restituzione, diremo così, visiva e pratica. Se, insomma, gli affreschi della Cappella Mazzatosrn in S. Maria della Verità di Viterbo oggi sono mutilati a causa della guerra, Lorenzo da Viterbo può dirsi, quanto alla sua personalità artistica, compiutamente noto; e lo stesso sta avvenendo, con fervore d'opcre, per gli affreschi del Camposanto di Pisa, per i quadri delle chiese di <,(·- nova, per la grande pala anconetana di Lorenzo Lotto, e - prodigio di tecnica paziente, frutto maturo di sapiente acutezza - per gli affreschi del Mantcgna della Cappella Ovetari. L'Istituto del restauro è troppo noto perchè se ne debba ancora parlare; ma pcrd1i: non estendere quei met0<.li e quei criteri, cioè quella validità critica, ai restauri d'architettura, spesso ernpirici se non arbitrari, qu:1si mai risolti nella conoscenza del monumento? La c:1usa di tale omissione, che oggi si dimostra quanto mai dannosa (che cosa, oggi, sarebbe più necessario del restauro oculato dei monumenti ;,rchitcttonici ? e che cosa avrebbe più vasto campo d'esperienza ?) sta forse nella ritrosia che gli studiosi d'architettura hanno avuto nei decenni scorsi d'allinearsi e allearsi con gli altri studiosi d'arte figurativa; e, dici:lmolo pure, son rimasti in netto S\·antc.ggio. Dunque, riassumendo, anche il restauro conferma che l'interesse critico guida !'attività inerente all'arte. E tale è la conclusione di questi primi «appunti». Ora seguiremo, giorno per giorno, gli artisti e i critici: per cogliere negli uni e negli altri (e documentare) la vita e la validità di quel gusto che è comune a tutti. sia pure svilito sotto facili denominazioni come (<novecento» o simili; e cercheremo di sceverare, in ogni :1rtista, gusto personale da personalità artistica: più rccctti\·o i! primo e talvolta spurio, solamente espressiva e pura b seconda, dato, naturalmente, che esista. In questo giudizio, è chiaro, ha parte anche il nostro gusto, di noi· che
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