Quaderni di Roma - anno I - n. 1 - gennaio 1947

NOTE DI CRONACA 95 Ma in complesso, riassumendo, niente <li nuovo, ciCKn; essun artista nuovo nella pittura contemporanea sciorinata abbondantemente in questi ultimi tempi. Se non qualche buon auspicio, quelli già intravisti attraverso Omiccioli, Corpora, Capogrossi. Omiccioli ha esposto 23 opere alla Prora, nel gennaio del "46; e la critica unanime vi ha riconosciuto l'ultima tappa del pittore che, partito da Mafai, innamorato pro tempore di Van Gogh, sta per inoltrarsi, da solo, nella sua propria strada, che è la strada maestra dell'arte. li suo gusto è quello d'uno « stracittadino», si sarebbe detto in altri tempi, che colga l'intimità della periferia, là dove la città non è giunta ;in(ora ma la campagna è definitivamente morta. Un René Clair all'aria libera, direhbe un esperto di cinematografo; cioè un poeta che si sta liberando dalla letteratura. ~·Ll questo, in Omiccioli, avviene inconsciamente; pcrchè i suoi Orti, il suo Lungo• tevere, le sue Raccolte del riso, restano « temi H soltanto nella nostra mente, mentre nella su;1 espressione sono incanti di colori tenui, di trasparenze e di solida costru• zione discgnativa e spaziale. E c'è tale coerenza fra tutte le sue opere, da queste - che son le predilette (la serie è.legli Orti è arrivata al n. 52) - ai ritratti, che veramente si può parlare di personalità, che è quanto dire stile, cioè arte. Corpora (Galleria del Secolo, aprile '46) al contrario d'Omiccioli è tutto fuoco e irruenza; e cerca se stesso nell'esaltazione del colore, cui ancora sacrifica b disciplin:1 del metro paetico; ma poesia, indubbiamente, c'è in quel respiro grosso ma non affannoso, in quel gestire concitato ma non retorico. Ma Capogrossi, forse, è il più .. :urivato >1 di questi tre candidati al maggior rango d'artisti. E non so se, con qU<:• sto, gli ho fatto un elogio o ho tolto qualche speranza. Capogrossi è pittore "finito»; disegnatore perfetto, la sua linea fermissima definisce la forma senza pentimenti e senza sottintesi, e, anzi, ha valore di opera d'arte compiuta; coerentemente, i) suo colore sembra scelto, con sensibilità personalissima, <la un campionario per raffinati in un tempo troppo anteriore all'uso. li risultato è una devozione a una certa insopprimibile « classicità » che sembra nata da un controllato emendamento di tutte le esperienze crepuscolari. Tanto che c'è il rischio di ammirare il colore o la linea o la composizione, e di non scoprire il quadro; o di ammirarlo troppo come elemento decorativo: il che, per Capogrossi, sarebbe davvero ingiusto. Non si esce soddisfatti dalla rassegna degli artisti contemporanei: specialm,·:11e perchè si sente che son restii a lasciarsi studiare: infatti quando sulla loro pittura si vogliono istituire raffronti o prc(isazioni critiche, il discorso si complica vanamente ~ ~;iviene acrobatico. Si è tentati d:tll'arte francese che coronò il secolo scorso e ir.1:1ug:uròl'attuale, e che certo illumina ancora i nostri giorni; vengono alla mente i manifesti, le definizioni teoriche, le affermazioni di principio, le proposizioni filo- '-Ofichc; ci si vorrebbe muovere, insomma, alla scoperta dell'arte contemporanea coi ferri dd mestiere, ma d'improvviso gli artisti sembrano sfuggirci: e con rimpianto, t· con la sensazione vaga dclia nostra insufficienza li abbandoniamo alla critica giornalistica, senza tuttavia perderli d'occhio. E attendiamo che essi stessi ci vengano incontro con materia più solida o che noi sappiamo trovare più sensibili mezzi d'indagine. Non è quindi priva d_'amarezza l'adombrata conclusione: nessun "rtista nuovo, niente di sostanzioso per la nostra sete; eppure un maggior gusto per la serietà, una liberazione <l:ill'assillo dell'originalità a<l ogni costo, una 'cmancip:1zionc

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==