Quaderni di Roma - anno I - n. 1 - gennaio 1947

NOTE Ili CRONACA m:t letterariamente chiuso in una formula tecnica <li esacerbazione verbale (dal primo Dos Passos a Saroyan, a uno shakespearismo passato attr,,verso pratiche simboliste) e pri,·o <li un'autentica sintassi narrativa. Del resto, anche nel suo primo romanzo Conversazione in Sicilia (1938), ben diversamente ispirato e costruito, c'era la tendenza a " parlar alto», a pronunciare parole solenni destinate sempre a esorbitare dalla pagina, a romperne il tessuto, fin nelle sue trame più liriche. Seguì Pratolini con un lungo racconto fiorentino, Il quartiere, nel quale non era_difficile ritrovare il Pratolini d'una Yolta(di Via de' Magazzim), in certe emozioni paesistiche, in certi tremori psicologici. Quanto di nuovo, di <epapulista ))' lo scrittore vi aveva introdotto risultava giustapposto, aggiunto dall'esterno, come una pesante corazza sulle esili forme di un adolcm·ntc. Si parlò molto allora - è appena un anno - di simili tendenze e dell'importanza che potevano - anzi, secondo alcuni, dovevano - assumere su un piano morale e politico, oltre che letterario. L'obiezione più naturale vien da si:: prodotti troppo immediati d'una materia scottante, impossibilità di risolvere artisticamente dati d'un riliern troppo recente, ecc. Solo che allora, nella polemica che ne sorse, non fu osservato c1uanto il tentativo dei narratori italiani desiderosi di mettersi al passo coi tempi fosse diverso da quello dei Francesi ai quali era facile riferirsi. Come, cioè, per un Cassou, per un Vercors fosse questione di temi, in quanto essi si giovavano d'una forma nar~ rati\'a consacrata, d'uno stile acquisito; mentre per gli Italiani è in gioco la qua1ità intima, la sostanza dell'espressione (ogni narratore italiano ha dovuto sempre formarsi !a sua lingua, a cominciare dal Manzoni) e qualsiasi risoluzione immediata - appunto Vittorini - portava necessariamente il segno di un'abilità verbale, tesa a ottenere effetti e suggestioni di inequivocabile origine libresca. Ciononostante, l'ultima narrativa sembra non potere più prescindere da un impegno 1nornle e politico - e può essere giusto, solo che è un conto da rendersi esclusivamente sui piano dell'ispirazione c dell'arte (la legge letteraria più valida, se ve n'è una, è di saper resistere agli incanti, di diffidare dei motivi che più da vicino ci toccano). Sicchè di questi ultimi tempi sono ancora tre romanzi <e attuali )): il primo di uno scrittore, che meno di tutti sembrava incline a cedere su questo terreno, Pca, che in Lisctta ha rappresentato le vicende degli ultimi anni con la morbidità e l'adesione così sue, eppure non riuscendo a colmare i nicti prodotti da una materia tanto vicina; gli altri due di giovani, Rancore di Stefano Terra e Pane duro di Silvio Micheli. Il libro di Terra di{etta di un'esperienza letteraria, ma vi s'indovinano alcune note felici, di sapore ;rntobiogralì.co: la vita sentimentale di alcuni giovani comunisti torinesi, nella cui rap• presentazione una vena facile e contenuta adombra figure e paesi d'una luce lieve; mentre i capitoli più impegnativi non riescono a staccarsi da una narrazione di m:1niera, faticosa, nella quale affiorano i modi - incontrollati - di tutta una letteratura ultim:1, da P:wese a Vittorini. La (1 verità ,1 del racconto di Terra manca complet:1mcnte nel lungo romanzo di Michcli, letterariamente più sicuro, specie nelb costruzione e in certi attacchi cccoviani, ma d'un 'artificiosità protratta fino al simbolismo (s; pensi ali'« uomo in grigio», sorta di guida morale del protagonista, che riecheggia le « visioni )) vittoriniane). L'apparente vigoria del racconto è affidata esclusivamente .1 un giuoco di effetti verbali (si potrebbe per certi dialettismi viareggini fare il nome di Pea, più che di Viani) e di scorci descrittivi di gusto apocalittico. Con tutti i risultati del monologo interiore e degli altri espedienti della tecnica postimpressionista, Pane duro resta un libro artisticamente ingiustificato, scnz~t un'intima coerenza narrati\'a (!a figura della moglie i: l'elemento più scoperto d'una simile immobilità). A Micheli è stato assegnato il premio Viareggio 194>: scelta curiosa che d:, a pensare.

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