Quaderni di Roma - anno I - n. 1 - gennaio 1947

88 NOTE OI CRONACA CRONACHE LETTERARIE In una nuova rivista di cultura, che pure ambisce ricollegarsi a una tra<lizione precisa, le nostre cronache letterarie vogliono essere uno sguardo rivolto su quanto avviene e si produce nel campo della letteratura, in Italia e fuori d'Italia, ma tenendo l'occhio in particolar modo al cammino degli studi. C'i: stata sempre da noi una frattura, un'intercapedine tra la cultura ufficiale e la letteratura cosidetta militante: fu la scuola positiva a determinarla, interrompendo un colloquio che col Foscolo, col Leopardi, col Manzoni, era durato intenso e continuo tra le due forme, le quali, solo se unite, possono aspirare a costituire un'autentica cultura e una società letteraria. A noi pare che' si possa e si debba lentamente, ma sicuramente riacc~starsi a un similt: incontro, alla convivenza della <1 scuola)) e dell'1< arte>►. Mai come ora che siamo sulla via di ritrovarci, per ridare senso e storia alla nostra cultura, ne abbiamo sentita così viva l'esigenza. Per riportare la misura nell'una e nell'ahra, per chiarirci a noi stessi, per ritrovare un passo nostro. Queste cronache vorrebbero nascere sotto un tal segno, ambiziosamente. Anche perchè ci è parso, in questi ultimi anni decisivi per la nostra civiltà, di sorprendere qua e là alcuni sintomi, alcune prove sicure. Certi libri, di cui le stampe letterarie hanno taciuto (ma b ragione non è sohanto quella che saremmo portati a individuare: molte cose stampate in momenti duri hanno serbato il sapore dell'inedito, del nuovo), nati dalla fatica della ricerca - una volta si diceva erudita, ed era un emblema di nobiltà - ci sembrano destinati a riprendere una tradizione perduta, quel comune cammino che si diceva. (Pensiamo, per esempio, a quei Restauri boccacceschi del Billanovich, Nuove Edizioni Italiane 1944, da cui esce un Boccaccio vivo, nostro: il grandissimo artista triste dei poemetti e del Decamero11, che da lettori spregi_udicati avevomo riscoperto sui testi). Anche la critica più 1( disponibile» e aperta, che è passata sotto il generico nome di ermetica, scontando un'esperienza necessaria - che si po· trebbe far cominciare da Serra e tanta strada ha percorso per suo conto attraverso paesaggi inesplorati -, pare rivolgersi :: una cerchia più larga, proponendosi temi di più ampio respiro con un discorrere meno legato. Come Luzi (v. in Società, nel Co. stume le sue note precise d, un'intelligenza ultralucida, che ci fanno aspettare con ansia un Fernandez cui sta lavorando), come Bigongiari (degli «Studi» editi da Vallecchi si dovrà parlare a parte). Vorremmo che ci accadesse ogni volta di segnal:ire un progresso in tal senso e di stabilire in un certo rnodo, sia pure nei limiti del notiziario, un colloquio non vano. Forse da una nostra naturale severità, dal nostro intimo hisogno di giudiçare, ciOt: d'intendere, potrebbe venire un qualche contributo alla verità della letteratura. f:: l'unico modo che dia un senso al nostro lavoro . ... "" Anche in Italia è fiorita (era in un certo modo fatale) una letteratura della resistenza, che ha assunto poi rapidamente e pericolosamente il carattere e i modi della letteratura sociale. Cominciò un anno fo Elio Vittorini, col romanzo Uomini e 110, un libro che portava in sè il calore di un'azione vissuta, di una dura esperienza sofkrt~l,

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