Quaderni di Roma - anno I - n. 1 - gennaio 1947

NOTE DI CRONACA Quale avrebbe dovuto essere la sorte dell'Italia ? Ricordiamo insieme i lineamenti essenziali della nostra storia: l'Italia dagli inizi del 1500 fino all'unificazione nazionale fu un problema europeo, ora più, ora meno acuto. li nostro Paese fu campo di battaglia d'interessi non itnlia.ni: il risorgimento ad unità oltre che effetto di consapevoli ,·olontà italiane fu anche determinato da una tacita intesa di stranieri. A un dato momento della storia europea un'Italia unita, rebtivan1ente forte~ apparve ncccss:1ria all'equilibrio continentale. Comunemente si crede che l'Inghilterra favorl la nostra unificazione per ostacolare le velleità egemoniche di Napoleone III; e in gran parte è così. Il fatto è però che la perdit<1della Lombardia e poi del Veneto non contrastarono rcccssiv:1mcnte gli interessi dell'Austria che si andava sempre più 11 inorientando >> col crescere della pressione russa nella regione balcanica; e il sorgere dell'Italia ad unitiì non fu dannoso neppure alla Francia sempre più preoccupata di vedere crescere, oltre il Reno, la potenza prussiana. Nella seconda metà ciel secolo scorso, così, il compiersi della nostra unità pose termine alla plurisecolare questione italiana quando, per nuove contingenze, stava per riaccendersi. Infatti la rivalità franco-austri:1cadopo i moti del '31, elci '49 e poi del '59 - la carta principale del Cavour ! - rischiava di trasformare nuovamente la questione italiana in europea. Giunto alrunità in tali condizioni, il nostro Paese fu tollerato nel consesso elci popoli quasi come un male minore. Non si accettava facilmente l'idea che l'Italia potesse ingrandirsi in un mondo già suddiviso tra gli altri, che potesse divenire una ~rnndc potenza: essa do\'cva rimanere fedele ai suoi compiti equilibratori, e tutte 1c diverse tappe dell'ascesa realizzata tra il 1870 e il 1919 furono tollerate non sempre con buona grazia, appunto in considerazione cli quegli stessi compiti. Tutto ciò va tenuto presente se si vuòl intendere l'accordo preventivo Jci quattro ministri degli esteri sull'Italia e le decisioni conformi prese alla Conferenza della pace. Anglo-sassoni e Russi avrebbero desiderato un 'Italia forte ma nelle sfere d'inAuenza rispettive. Non potendo conciliare in alcun modo questa antitesi radicale; hanno deciso di "neutralizzare» l'Italia, aprendo le sue frontiere, disarmandola, togliendole tutti i territori d'oltre mare fecondati dal lavoro dei suoi figli. Sarebbe stato ragionevole che questa nuova «neutralità" - che i Grandi oggi impongono - fosse stata resa effctuva: una neutralità disarrnat:1, infatti, rappresent:1 un invito all:1 conquista. Ma paichè nè Anglo-s:1ssoni nè Slavi rinunziano :1 far sentire la loro inAuenza sul nostro paese e questa lotta sorda ma reale, è tuttora incerta, nè gli uni nè gli altri han voluto far nulla che potesse assecondare il giuoco degli avversari. · E così l'Italia, col trattato di pace è indebolita al punto <la esser vulnerabile da chiunque. In caso di guerra essa diverrebbe nuovamente campo di battaglia europeo: la questione d'Oriente accenna in qualche modo a concludersi e i Balcani nei prossimi anni trover:1nno forse la quiete. Si balcanizzerà invece l'lt:1lia ? :È una <lomand:1 non infondata. Chi amasse le analogie potrebbe riandare indietro nel tempo fino alla discesa di Carlo VIII. La nostra quiete e la nostra stessa, unità sono legate alla quiete dell'Europa. Prospettive oscure ! Ma in tanto squallore - fra tante ingiustizie consumate freddamente e a volte con animo pieno di rancore - c'è un motivo di speranza che è il popolo italiano il quale, malgrado i politici, ricostruisce coraggiosamente le case distrutte ancora un:1 v~lta. La più valida speranza dell'Italia sono dunque gli Italiani e !:i loro concordia operosa. Non dimentichiamolo.

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